In Arcigay è entrato a meno di 20 anni. E adesso, che di anni ne ha 60, Rosario Duca continua a non fermarsi nelle battaglie per la rivendicazione dei diritti alzando sempre un po’ di più l’asticella man mano che si raggiungono risultati. Rosario Duca, presidente di Arcigay Messina, è un vulcano, non si ferma mai e sottolinea quanto sia fondamentale il concetto di squadra. Il 2023 segna una novità, con il Pride dello Stretto che raddoppia: il 10 giugno a Messina ed il 9 settembre a Taormina.
“L’obiettivo è ampliare sempre più la possibilità di partecipazione anche ad altri comuni della provincia, stiamo pensando a Milazzo, Barcellona, Capo d’Orlando per il 2024”.
Il primo Pride dello Stretto, nel 2019, si “scontrava” con la concorrenza di quello di Roma, ma si rivelò un successo in termini di partecipazione: “Anche quest’anno ci sarà la coincidenza con il Pride di Roma. Dal 2019 il nostro è un Pride intersezionale, cioè noi apriamo a tutti quelli che vedono i loro diritti negati e vogliono scendere in piazza per rivendicarli. Non dimentichiamo le radici del Pride, quindi i diritti Lgbt+ ma siamo a tutela di tutti i diritti negati. Lo dico oggi più che mai dopo quanto accaduto con le famiglie arcobaleno. Noi siamo al loro fianco e loro sono al nostro”.
Al di là del Pride dello Stretto, Rosario Duca, con Arcigay ed il movimenti che operano sul territorio ha lavorato tanto e continua a farlo sia per il Registro di genere che per le carriere alias. Su quest’ultimo fronte si sta muovendo sia con i Comuni e le partecipate (l’Atm già da un anno ha in modo autonomo garantito le carriere alias) che con le scuole (i licei La Farina e Basile le hanno già previste).
“La carriera alias dà la possibilità a chi ha un’ identità di genere ma vive in un corpo che non è il suo, o ha un nome che non corrisponde alla sua identità di genere, di poter essere chiamato con il nome che corrisponde. E’ chiaro che questo vale solo all’interno della scuola perché nei documenti non sarà lo stesso. Un omosessuale non si crea il problema, o un queer o un non binario, ma chi sente di essere in un corpo che non è il suo vive con sofferenza anche la scuola e tende a non andarci. Sono situazioni di isolamento allarmanti”.
Rosario Duca è tra i primi in Sicilia ad essersi sposato, con unione civile, con il suo Alex. Lo ha fatto nel comune di Merì “Stiamo insieme da 8 anni e ci siamo sposati 5 anni fa. Io ho sempre vissuto alla luce del sole, senza alcun problema ed a Merì non ce ne sono mai stati. Messina è una città accogliente ma è indifferente, per questo teniamo alta la guardia, perché dall’indifferenza può venire il buono e il cattivo”.
Duca ricorda che “Le battaglie non devono essere solo civili ma anche sociali, perché dividere le due cose è sbagliato, se la società sta bene non si preoccupa del tuo orientamento sessuale, se sta male si rivolta verso i più deboli”.
Dal marzo 2022 Arcigay, grazie al Cirs ha aperto uno sportello sociale con consulenza legale, psicologica e medica: “Ringrazio Maria Celeste Celi perché il Cirs ci ha messo a disposizione i locali, abbiamo anche uno sportello trans e stiamo collaborando per l’obiettivo del Palazzo delle donne. Il nostro sportello è aperto per tutti, tutte e tutto, è intersezionale. Viene chiunque per qualsiasi motivo, da chi ha subito violenza al trans, a chi cerca accompagnamento nel percorso medico per il cambiamento di sesso. Abbiamo anche creato un gruppo di mutuo ascolto. La cosa bella è che finalmente anche i genitori accompagnano i minori, che possono fare un percorso di consapevolezza con la nostra piscologica. Noi seguiamo tutti anche fino al cambio del nome ed a quando raggiungono la propria dimensione”.
Altre battaglie hanno riguardato la Rete reti e la spiaggia per nudisti a capo Rasocolmo a Messina ma la strada è ancora lunga.
“Oggi la discriminazione si è spostata soprattutto sui trans”.
Duca sottolinea l’importanza del dialogo e del confronto: “ Dialoghiamo con oltre 200 associazioni mettendo insieme quello che ci unisce, bisogna sempre fare rete e non solo quando ci sono progetti europei. Se vuoi fare l’ape regina va bene, ma falla sempre, anche quando andiamo nelle baraccopoli, nei quartieri a rischio”.