La bara di Sara Campanella, la giovane universitaria uccisa lunedì scorso a Messina dal collega Stefano Argentino, ha raggiunto la camera ardente nella chiesa Anime Sante di Misilmeri, il paese del Palermitano dove la ragazza viveva.
La via principale e la piazza sono state sgomberate dalle auto per fare spazio al corteo. In molti hanno già raggiunto la chiesa, in piazza Comitato, portando fiori e foto della giovane.
“Sara è figlia di tutti – ha detto il vicesindaco di Misilmeri Agostino Cocchiara – come padre sono scosso da questa triste storia. Qualcosa deve cambiare, non si può andare avanti così”.
Silenzio e lacrime hanno accolto l’arrivo della salma di Sara Campanella, la giovane universitaria uccisa lunedì scorso a Messina dal collega Alessandro Argentino. “Un angelo, era un angelo”, hanno detto i familiari della ragazza quando il corteo che accompagnava il feretro si è fermato in piazza, davanti alla chiesa delle Anime Sante, a Misilmeri, prima che fosse portato alla camera ardente allestita nella chiesa.
Dopo il rintocco delle campane, un urlo si è levato nella piazza. “Sara vive”, e un applauso dei tanti in attesa di dare l’ultimo saluto alla giovane. Nella bara bianca la foto di Sara e un scritta “No violenza”.
Quando la bara è entrata in chiesa, la famiglia ha voluto riunirsi per un momento privato di preghiera. In chiesa sono entrati gli scout del gruppo Misilmeri. La piazza è stracolma e molti sono arrivati da Palermo e dai comuni vicini per dare un ultimo saluto alla ragazza.
LE TESTIMONIANZE DEI CITTADINI PRESENTI
“Mi auguro che partecipazione e clamore continuino nei giorni del processo. Non per vendetta, ma per giustizia”, dice una collega della mamma di Sara Campanella, mentre è in coda davanti alla chiesa di Misilmeri, dove è stata allestita la camera ardente per la studentessa universitaria uccisa lunedì scorso a Messina da Stefano Argentino. La donna ha lavorato con la mamma di Sara, Cetty, insegnante di sostegno. “Non conoscevo la ragazza – aggiunge – ma la maestra Cetty, sì, dai tempi in cui era all’istituto comprensivo Tusa Mistretta, a Castel Di Lucio. Siamo scossi. Sara non è stata strappata solo agli affetti familiari ma all’intera società. Questa è la punta dell’iceberg di un mondo malato”.
“Sì, conoscevo la famiglia – dice in lacrime un’altra collega della maestra Cetty -. Ho i figli anch’io e non posso credere a questa tragedia immane”.
Nella piazza del paese si è formato un lungo serpentone di gente. “Sara poteva essere ognuna di noi. Vivo fuori e so che cosa significa stare da soli e credere di potercela fare – dice una ragazza in attesa di entrare in chiesa -. Ma a volte bisogna chiedere aiuto. Sara pensava di potere gestire questa situazione e la società deve concedere questa possibilità. I ragazzi devono capire che no significa no e devono apprenderlo anche dalle famiglie. Ognuno ha diritto di scegliere, ma Sara non ha avuto questa possibilità. Spero di potere vivere una vita libera”.
“Mi amo troppo per stare con chiunque. Sara Campanella figlia di tutti noi”. Un lenzuolo bianco è stato srotolato in una palazzina nella piazza di Misilmeri dove è stata allestita la camera ardente per la giovane universitaria uccisa a Messina da un collega.
“E’ un momento di dolore. Misilmeri piange – dice la segretaria provinciale della Cisl di Palermo e Trapani Federica Badami, originaria di Misilmeri -. Il nostro paese è distrutto. C’è un silenzio assordante. Per strada la gente non ha nemmeno la forza di parlare. Quando lo vedi in tv, pensi che non ti possa mai capitare, ma quando succede a una comunità coesa come quella di Misilmeri il dolore si avverte per le strade. La scuola da sola non può educare gli studenti. Serve una rete con le famiglie e con le istituzioni per educare gli uomini: se una donna dice no, è no, anche se prima ha detto dieci sì”.