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“Sbloccate la riforma Antimafia”. Presidio a Roma per la legge impantanata in Senato

martedì 7 Marzo 2017

Una legge ferma al Senato e migliaia di beni sotto sequestro.  La riforma del codice antimafia tarda a decollare e stamattina sindacati e associazioni hanno svolto un presidio nei pressi del Senato, a Roma. I nodi da dipanare sono parecchi, a partire dai numeri. Sono 19.157 i beni definitivamente confiscati alle mafie, con procedimenti di sequestro preventivo, a cui si aggiungono 2.876 aziende. Altri 20 mila circa sono i beni confiscati attraverso procedimenti di natura penale. Il valore è immenso, si parla di 30 miliardi, ma oltre il 90%, sottratto alla criminalità, oggi fallisce. Di qui la necessità di una riforma del Codice antimafia, la normativa che si occupa della materia. Ma la riforma, approvata nel novembre 2015 dalla Camera, è ferma da allora al Senato, attualmente in Commissione Giustizia. La riforma servirebbe a rilanciare l’intero meccanismo di gestione dei beni confiscati, rattoppato dal caso Saguto.

La protesta riporta tra le cronache nazionali i temi dell’antimafia che nei giorni scorsi erano stati rilanciati da una lettera del magistrato Catello Maresca impegnato a smentire alcune informazioni riportate in una sua intervista pubblicata da Panorama lo scorso anno. “Il Senato si assuma le sue responsabilità: è ingiustificabile il blocco della riforma che nasce dal lavoro della Commissione Antimafia che è Commissione bicamerale”, lamenta il deputato Pd Davide Mattiello, che alla Camera è stato relatore della riforma del Codice Antimafia. “La riforma – ricorda il deputato – nasce dal lavoro che la Commissione Antimafia ha fatto. Il testo approvato alla Camera l’11 Novembre del 2015 rispecchia quel lavoro, arricchito dalle proposte di importanti organizzazioni sociali: come è possibile giustificare che quegli stessi Senatori che hanno condiviso il lavoro in Antimafia oggi non riescano a trovare il modo per portare al voto il testo? Qualcuno ci ha ripensato? Esca allo scoperto e si assuma le proprie responsabilità non solo davanti al Parlamento ma davanti al Paese, visto che per ogni azienda sequestra che fallisce a causa della inadeguatezza del sistema, la mafia festeggia perché lo Stato viene umiliato. La situazione che si sta vivendo nel foggiano in questo periodo dovrebbe essere un ulteriore sprone a fare tutti e fino in fondo il proprio dovere”. Intanto il capogruppo del Pd in Commissione Giustizia al Senato Giuseppe Lumia, assicura: l’iter riprenderà nei prossimi giorni, prima in Commissione, poi in Aula, “per arrivare velocemente a conclusione. Esistono tutte le condizioni per approvare un buon testo”.

In piazza l’auto Mehari di Giancarlo Siani, il giornalista ucciso dalla camorra come simbolo di testimonianza della volontà di riscatto contro le mafie, e il fratello, Paolo Siani, la Cgil e le associazioni Avviso Pubblico, Libera, Polis. Con la riforma l’ Agenzia per i beni sequestrati uscirebbe rafforzata, con sede centrale a Roma e un direttore (non per forza un prefetto) che si occuperà dell’amministrazione dei beni dopo la confisca di secondo grado. Norme stringenti sono previste per gli amministratori giudiziari, che non potranno avere più di tre incarichi e non potranno essere parenti fino al quarto grado, ma neppure conviventi o “commensali abituali” del magistrato che conferisce l’incarico. Sequestri e confische sono previsti anche a chi favorisce i latitanti, commette reati contro la pubblica amministrazione o si macchi del delitto di caporalato, mentre si istituisce un Fondo di garanzia per sostenere le aziende sequestrate già finanziato.

 

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