Carissimi
Sono tanti i casi in cui per qualificare un’azienda o un prodotto, addirittura un evento, si ricorre alla celebrazione di anniversari veri o falsi, a volte inconsistenti, vantandone una anzianità.
A partire dai matrimoni ricordavamo che le date che potevano avere un significato erano le ricorrenze legate al venticinquesimo o al cinquantesimo anniversario, poi magari nel tempo si sono anche costruiti motivi di festeggiamenti, più che altro per motivi commerciali, legati a step intermedi, inventando anniversari legati a materiali o a metalli meno pregiati dell’oro e dell’argento.
Così oggi se si vuole presentare sul mercato un negozio o un’azienda e vantarne la sua affidabilità, si fa riferimento ad una data che magari rappresenta l’inizio dell’attività e che diventa ancora più importante se scelta nel secolo precedente, capirete che ciò poteva essere suggestivo quando vivevamo gli ultimi anni del 1900 ma non oggi che siamo nei primi anni del secolo XXI.
Il ricordare che un’attività commerciale esistesse fin dagli anni ’60 del secolo scorso, può solamente ispirare simpatia, ma poco ci direbbe sua affidabilità, poiché per tutto quel lungo periodo non è detto che l’attività abbia avuto solamente momenti eccelsi, molto spesso le aziende vivono varie vicissitudini che le portano a mantenere soltanto il nome mentre si sono subiti cambi di proprietà, sfiorati fallimenti, trasformate le produzioni snaturandone le filosofie iniziali.
Prendiamo ad esempio come riferimento le squadre di calcio che portano nel loro stemma spesso l’anno della fondazione, pur sapendo che durante il periodo che ci separa dalla fondazione, probabilmente queste società hanno visto dei fallimenti e il dover ricominciare da zero creando una azienda che ne cannibalizzasse nome e colori sociali, ma che nulla avesse a che fare con la società d’origine.
Quindi a mio parere il ricorrere alla anzianità oggi non mi stimola alcuna simpatia, poichè è un voler guardare al vecchio per costruirsi il futuro, e come ho avuto modo di dire più volte, probabilmente avremmo bisogno di nuove iniziative per riuscire a ritrovare nuovi stimoli.
Un altro esempio per chi non segue il calcio è il Festival di Sanremo, che si è ripetuto per quasi 90 edizioni, ma in continua evoluzione e che alla fine è giunto a stravolgere il risultato finale di un Festival nato per una sola serata, dedicata alla competizione di canzoni italiane e che oggi a distanza di anni è finito per essere un grande contenitore mediatico di cinque ore per cinque serate e dove alla fine l’aspetto della competizione canora ha finito per rappresentare uno dei tanti aspetti.
Con ciò voglio dire che un’anzianità che difenda una tradizione ha senso se come nel modello anglosassone, ti perpetra il rito in maniera rigida, senza apportare alcuna evoluzione, senza nessuna esigenza di ammodernare la procedura.
Cerchiamo di perpetrare nel tempo la qualunque, anche gli eventi religiosi, ci proveremo in città con i festeggiamenti della Santa Patrona, legandoli “ad un periodo lungo un anno”.
Ma quella che nacque come processione del fercolo con le ossa della Santa, ritrovate e utilizzate per chiedere la grazia di far cessare la peste, negli anni si è trasformato in un festino ricco di iniziative a corredo che trova il culmine della partecipazione popolare, la sera prima del rito religioso precedentemente descritto e con una sorta di sfilata pagana.
Personalmente ho avuto sempre grande rispetto dalla Santa Patrona poiché ho visto in lei un esempio di donna moderna in una famiglia nel 1100 che si ribella nell’età adolescente al volere paterno (che vuole spingerla a fare uno dei tanti matrimoni combinati) e decide di andare via da casa scegliendo una vita di eremitaggio in una grotta per tanti anni, volendosi allontanare dal mondo corrente, rinunciando a tutto, per dedicarsi a una vita ascetica vocata alla preghiera.
Credo che il messaggio principale legato ad una tale scelta sia quello di non voler esser disturbata.
Purtroppo negli anni abbiamo richiesto più di una volta il suffragio della Santa per risolvere problemi grandi e meno grandi, abbiamo a lei rivolto istanze di tutti i tipi, spesso ovviamente non accontentate specialmente, specialmente se finalizzate al raggiungimento dei risultati sportivi. Ora mi chiedo: cosa la Santa potesse fare sulla sorte di un calcio di rigore?
Siamo veramente originali. In tutto ciò trovo oggi probabilmente anche strategico l’affidare le sorti di questa nostra comunità, in questa particolare ricorrenza, nella mani della sua Santa protettrice, chiedendo veramente un grande miracolo, di certo non tanto quello di garantire un futuro migliore per questa città o la salute per i suoi abitanti.
Sospetto che il volersi affidare (per un anno) alla commemorazione e festeggiamenti della Santa Patrona, nasconda un estremo e disperato atto di speranza, quello di cambiare “u cirivieddru” dei palermitani, cosa che reputo un miracolo veramente impegnativo anche per una Santa importante come Santa Rosalia, benchè non vi nascondo che qualora dovesse verificarsi, probabilmente ne sarebbe valsa la pena di aver avuto anche questa volta l’ardire di provare a disturbarLa.
Pertanto che ben vengano le ricorrenze mediaticizzate.
Un abbraccio, Epruno.