Ancora un colpo nei confronti della cosiddetta “mafia dei Nebrodi“. A metterlo a segno è stata la Direzione investigativa antimafia di Catania, collaborata dalla sezione operativa di Messina, che ha eseguito un sequestro su disposizione del Tribunale messinese nei confronti di un presunto capo di una cosca, associata al clan Santapaola-Ercolano.
Il destinatario del sequestro di beni è Giuseppe Pruiti, 47 anni, indicato come il capo della cosca di Cesarò, che opera in dipendenza dal clan Santapaola-Ercolano. Le operazioni sono dirette dal primo dirigente della polizia di Stato Renato Panvino.
Il sequestro riguarda imprese, di cui l’indagato risulta disporre direttamente o indirettamente, operanti prettamente nel settore agricolo e nella ristorazione, numerosi terreni agricoli, fabbricati ubicati a Cesarò e Catania, diversi veicoli, centinaia di titoli ordinari Agea e rapporti finanziari in corso di quantificazione.
Con il sequestro in corso di esecuzione di beni al presunto capo del clan di Cesarò legato alla ‘famiglia’ Santapaola-Ercolano la Dia di Catania ha dato l’ennesimo colpo al clan dei Nebrodi. Fu proprio nei pressi di Cesarò, il 18 maggio del 2016, che il presidente del parco dei Nebrodi Antoci restò vittima di un agguato, quando ignoti presero di mira la sua auto, sparando all’indirizzo della vettura.
Da tempo il territorio dei Nebrodi viene tenuto sotto la lente d’ingrandimento dai magistrati, soprattutto per il business legato ai fondi europei destinati agli agricoltori.
Altre inchieste e operazioni che hanno riguardato la zona hanno portato la Dia di Catania, diretta da Panvino, a sequestri a esponenti criminali di spessore come Rosta e Scinardo, quest’ultimo coinvolto nelle inchieste sulla strage di Capaci. Il sequestro è ancora in corso di esecuzione e personale della Dia sta eseguendo accertamenti in alcune banche. Mentre le indagini, a quanto si apprende, si starebbero spostando anche sui Caf: gli investigatori avrebbero acceso un faro sul loro ruolo nei Nebrodi.
Tra i soggetti monitorati dalla Dia anche Angioletta Triscari Giacucco, convivente dell’ergastolano Giuseppe Pruiti.
Pruiti, arrestato nell’ambito dell’operazione “Nitor” nel 2004, è stato condannato con sentenza passata in giudicato per associazione mafiosa ed omicidio perché ritenuto responsabile in concorso dell’uccisione di Bruno Sanfilippo Pulici, allevatore di Maniace. Suo fratello, Giovanni Pruiti, è stato sottoposto a fermo, insieme al noto boss mafioso Salvatore ‘Turi’ Catania, nell’ambito di un’inchiesta della Dda della Procura di Catania. Il Tribunale di Messina, condividendo le conclusioni investigative ed accogliendo la proposta avanzata dal direttore della Dia, ha disposto il sequestro dei beni di cui Pruiti risulta disporre direttamente o indirettamente, consistenti in imprese operanti prettamente nel settore agricolo e nella ristorazione, numerosi terreni agricoli, fabbricati ubicati in Cesarò (ME) e Catania, diversi veicoli, centinaia di titoli ordinari Agea e rapporti finanziari in corso di quantificazione.