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In Italia il limite è di 2mila euro

Si alza il tetto al contante: maggiore libertà o spazio all’evasione? Ecco come funziona nei Paesi Ue

domenica 30 Ottobre 2022

Stringono i tempi per la stesura della legge di bilancio e i diversi dossier economici stanno mettendo alla prova il Governo di Giorgia Meloni. Proroga degli aiuti contro il caro bollette, flat tax, pensioni e sanatoria sulle cartelle esattoriali: sono tanti i temi economici presi in esame. Nell’ultima settimana a finire sotto la lente di ingrandimento è stato il tetto al contante.

Soglia di 10, 5 o 3 mila euro? Vediamo cosa è successo e quale sarebbe la strada alla fine intrapresa.

COSA E’ SUCCESSO IN QUESTI GIORNI

Nei giorni scorsi la Lega ha depositato, con prima firma di Alberto Bagnai, un progetto di legge per alzare il tetto del contante a 10mila euro. Subito il commento entusiasta di Matteo Salvini che l’ha definita una proposta “di buonsenso della Lega, in linea col programma del centrodestra e con altri Paesi europei: alzare il tetto di spesa in denaro contante dagli attuali 2mila a 10mila euro. Meno burocrazia, più libertà“.

Il consenso è stato colto primo fra tutti dal senatore Giovanbattista Fazzolari, affermando che l’aumento al tetto del contante “è da sempre nel programma di Fdi, del centrodestra, lo faremo già nella prima legge di bilancio. Non ha nessun collegamento con la lotta all’evasione. C’è una tregua fiscale come è previsto nel programma. Chi ha pagato le tasse nei tempi e nei modi pagherà sempre meno di chi non lo ha fatto“. Poi la conferma direttamente dal Presidente del Consiglio Giorgia Meloni: la manovra sarà inserita nella prossima legge di bilancio.

E’ così iniziato un lungo dibattito. Dalla proposta iniziale si sarebbe scesi fino a 3mila euro per poi trovare un compromesso sulla soglia dei 5mila euro. L’ipotesi di accordo sarebbe arrivato durante un vertice a Palazzo Chigi presieduto da Meloni. Oltre il premier, 5 i presenti: Giancarlo Giorgetti, ministro del Tesoro, Maurizio Leo, responsabile economico di FdI, Raffaele Fitto, ministro per le Politiche Europee, di Coesione e per il Pnrr, e Marina Calderone, ministra del Lavoro.

IN ITALIA IL TETTO AL CONTANTE VIENE MODIFICATO UNA VOLTA OGNI 3 ANNI

Attualmente il limite è fissato a 2mila euro. Dal 1° gennaio 2022, come previsto dal decreto Milleproroghe era sceso a 1.000 euro per poi essere rialzato da febbraio, dopo un acceso dibattito in commissione congiunta Bilancio e Affari Costituzionali. L’abbassamento era stato rinviato al 1° gennaio 2023. Se il nuovo Governo dovesse, dunque, mettere mano sul tetto del contante la stretta, prevista allo stato attuale, sarebbe non solo annullata ma addirittura ribaltata.

Negli ultimi 30 anni le modifiche alla legislazione sul tetto all’uso del contante sono cambiate ben 10 volte: praticamente una ogni 3 anni. Nel 1991 il tetto massimo al trasferimento di denaro contante era pari a 20 mln di lire, cioè 10mila euro. Nel 2002 il Governo Berlusconi aveva alzato il tetto da 10 mila a 12.500 euro. Nel 2007 il secondo Governo Prodi aveva deciSo di abbassarlo a 5 mila euro. Qualche mese dopo, però, fu il quarto Governo Berlusconi a riportarlo a 12.500 euro. Tra il 2010 e il 2011 lo stesso Governo lo aveva abbassato ancora a 5000 euro e poi a 2500 euro. Dal 2012 al 2016 i Governi Monti e Renzi lo avevano rispettivamente abbassato a 1000 euro e alzato a 3000 mila euro e infine nel 2019 il governo Conte II lo aveva riabbassato a 2 mila euro.

CRITICHE DA OPPOSIZIONE, UE… MA ANCHE ALL’INTERNO DELLA COALIZIONE

L’annuncio della riforma non è piaciuto alle forze di minoranza. Nonostante PD, Terzo Polo e M5S abbiano optato per un’opposizione frammentata su una cosa sembrano essere d’accordo: la misura proposta dalla maggioranza non è necessaria e favorisce l’evasione fiscale, che in Italia tocca già livelli molto elevati, circa 106 miliardi di euro. Il tema su cui insistono le opposizioni richiama dunque la correlazione fra l’ del contante e l’economia sommersa.

La tesi effettivamente è stata anche avvalorata da Bankitalia che già lo scorso anno aveva pubblicato uno studio. L’obiettivo è quello di quantificare il peso del contante nell’alimentare l’economia sommersa, e quindi l’influenza sul contrasto alla corruzione, al riciclaggio, al finanziamento del terrorismo e della criminalità organizzata. Ad essere presi in considerazione sono stati i dati provenienti dalle province italiane, relative al periodo 2015-2017, e riguardanti, da un lato, le segnalazioni antiriciclaggio aggregate dell’Unità di informazione finanziaria per l’Italia della Banca d’Italia e le stime Istat sull’economia sommersa. La ricerca ha dimostrato che una crescita dell’1% delle transazioni fatte con i contanti può far aumentare tra lo 0,8% e l’1,8% il valore dell’economia sommersa.

Anche nella maggioranza però non sembrano tutti d’accordo.Il tetto sul contante non è un elemento del programma del governo Meloni, né una priorità“. Così ha risposto aspramente il deputato forzista Giorgio Mulè. “Il Consiglio dei Ministri non si occuperà di tetto al contante. Il 2 novembre si occuperà di bollette, di caro prezzi e di inflazione. Sapete quando si parlerà di tetto al contante? Nel 2023, in legge di Stabilità. Cioè fra due mesi. E sapete di quanto sarà il tetto al contante? Sarà 2mila euro e non 10mila euro“.

Sul tema non è mancato neanche il commento dell’UE. Il vicepresidente della Commissione, Valdis Dombrovskis ha infatti precisato che erano stati proposti “dei tetti a livello Ue ma non ci sono accordi per ora, tocca agli Stati membri decidere. I tetti variano molto, si va dai 500 euro della Grecia a Paesi che non ce l’hanno. Come Commissione, preferiremmo dei massimali più bassi possibili“.

COME FUNZIONA NEL RESTO D’EUROPA

Come ricordato dal vicepresidente Dombrovskis il tetto al contante nei vari Paesi europei varia ed anche di molto. Dando un’occhiata tra gli stati si passa dagli esigui 500 euro in Grecia fino ai 15mila euro in Croazia. In Spagna, Francia e Svezia la soglia è di 1000 euro. Mentre oscilla fra i 2000 e i 7200 in paesi come Romania, Danimarca, Belgio o Portogallo.

Poi ci sono quei Paesi in cui non esistono limiti: Austria, Lussemburgo, Olanda, Ungheria, Irlanda, Estonia, Finlandia, Cipro e Germania. Proprio quest’ultimo sarebbe stato preso d’esempio dal leader leghista, Matteo Salvini, per indicare l’inutilità della misura ai fini del contrasto all’evasione fiscale.

Secondo le rilevazioni del think tank britannico Tax Justice Network, però, la maggiore economia d’Europa è anche quella più colpita dai crimini legati al riciclaggio. In base ai dati dell’Agenzia federale di vigilanza BaFin, i casi di riciclaggio di denaro e finanziamento al terrorismo, in Germania, crescono di quasi il 50% l’anno e solo nel 2019 ne sono stati registrati più di 114 mila.

Alcuni paesi però prevedono altri tipi di limitazioni. Sempre in Germania, per esempio si prevede che per i trasferimenti che superano i 10 mila euro siano necessari una serie di passaggi burocratici per rendere più facile il tracciamento di tali somme. In Belgio i limiti esistono solo per i trasferimenti di contante per scopi commerciali.

PERCHE’ ESSERE CONTRO PRO O CONTRO?

Le tesi di chi si pone favorevole all’introduzione di un tetto massimo al contante, come già visto, ruotano attorno alla lotta all’evasione fiscale, alla corruzione, al lavoro in nero, all’economia sommersa e alle attività illegali.

I motivi che spingono invece a una maggiore flessibilità o una sostanziale assenza di limiti al contante riguardano in prims l’esclusione delle fasce della popolazione con un limitato accesso a internet e ai pagamenti digitali. Altre tesi riguardano l’effettiva efficacia al contrasto dell’evasione fiscale ed il fatto che il contante sia l’unico mezzo di pagamento che non richieda tariffe di utilizzo.

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