Una scommessa ambiziosa. Forse anche troppo quella di Antonio Ingroia.
Chiamato da Crocetta come una delle figure-chiavi della sua Rivoluzione , per mettere a posto uno dei carrozzoni più criticati dell’Isola, è rimasto impantanato nella terra di mezzo della politica regionale senza riuscire a portare a casa i risultati sperati.
A Ingroia viene chiesto di passare da una drastica ed effettiva riduzione dei costi (obiettivamente avvenuta) ma al tempo stesso di rilanciare l’immagine di una società che si era distinta per i costi esorbitanti e l’appeal clientelare.
La costituzione della società Sicilia e-Servizi avviene alla fine del dicembre del 2005 come ipotesi di forte rilancio da parte dell’amministrazione regionale all’interno della gestione dei processi di informatizzazione.
Un progetto che si è caratterizzato per una parabola incostante e non pochi problemi.
Crocetta dopo le vicende del passato, relative a una gestione eccessivamente clientelare delle risorse umane e con costi eccessivi della struttura, nomina Antonio Ingroia, prima come commissario e poi come amministratore unico della società partecipata regionale. Contemporaneamente annuncia un piano di risanamento della stessa società dopo avere denunciato “truffe per decine di milioni di euro”. Siamo praticamente all’inizio della sue esperienza di governo (2013).
I progetti di rilancio di Ingroia hanno dovuto fare i conti con il riordino delle strutture regionali, il cambio di passo del governo che a metà legislatura ha aperto ai politici (Pd in testa) e le scelte inevitabili di una profonda razionalizzazione dei costi.
Inoltre si sono scontrati con le scelte di Baccei, assessore all’Economia.
La convivenza tra i due è migliorata, ma il divario sulle idee rimane profondo.
L’ultimo contratto di Servizio con l’Amministrazione Regionale è stato firmato lo scorso 21 novembre.
La prima commessa della società mista risale invece al febbraio del 2006 in piena epoca cuffariana alla Regione. La costituzione dei soci vede in campo la Regione mentre socio privato è Sicilia e-Servizi venture, in mano alla società Engineering per il 65% e alla società Accenture per il 35%.
La scelta del socio privato di Sicilia e-Servizi, di minoranza, è invece avvenuta sulla base di una articolata procedura di gara ad evidenza pubblica di rilevanza comunitaria, pubblicata sulla GURS n.12 del 25.3.2005.
I soci privati lasciano Sicilia-e Servizi nella primavera del 2014 quando la Regione procede all’acquisto delle rispettive quote.
A seguito della fuoriuscita del socio privato dalla compagine societaria e del contestuale riscatto da parte della Regione delle relative azioni, Sicilia e-Servizi è oggi diventata società in house (a totale partecipazione pubblica), strumentale e strategica per l’amministrazione regionale “nell’area innovazione, attività informatiche e ICT”
La transizione con l’uscita del socio privato è un’autentica battaglia. Rimangono in piede contenziosi per oltre 100 milioni di euro. Una cifra che Ingroia non ritiene di dovere riconoscere all’ex partner. Molte delle opere al centro del contenzioso non vengono mai di fatto collaudate.
Il socio privato arriva a “staccare la spina” ai server informatici della Regione in almeno un paio di occasioni, (tra il 2014 e il 2015) determinando una vera e propria paralisi dei servizi informatici della Regione. Tra questi servizi il centro unico di prenotazioni e il servizio 118.
Nella prima settimana di dicembre del 2015 Ingroia compie “un blitz” in Val d’Aosta e la Regione si appropria, quasi della totalità dei server di cui risulta in possesso. Mancano alcune chiavi di recupero e alcuni codici-sorgente.
La strada del rilancio di Sicilia-e Servizi è ancora lunga e complicata. Ingroia lo sa bene