Nelle ultime settimane abbiamo assistito a diversi episodi di vera e propria ostilità contro i turisti. Dopo i cittadini di Barcellona infuriati e armati di pistole ad acqua pronti a scacciare i viaggiatori comodamente seduti nei bar, anche a Palermo durante il festino di Santa Rosalia è apparso uno striscione emblematico: “Santa Rosalia, la turistificazione è la nuova peste. Dov’è finita casa mia?” Un sentimento quindi dilagante che dimostra come le nostre città stiano lentamente cambiando, nel bene e nel male. In un precedente articolo (CLICCA QUI), evidenziavamo come, l’esplosione degli affitti brevi turistici stia sempre più mutando radicalmente il tessuto urbano, producendo quella che per molti è una vera e propria crisi abitativa.
Sovraffollamento turistico e disagio abitativo
Il fenomeno dell’overtourism preoccupa ormai da anni anche la Sicilia, negli ultimi tempi più che mai meta attrattiva per flotte di turisti, stranieri e non (complice anche il fenomeno del cineturismo CLICCA QUI). Ma qual è il problema? Se da un lato un certo tipo di turismo ha giovato alle nostre città, riqualificando intere zone e trainando la nostra economia, come dimostrano anche i dati portati alla Borsa Internazionale del Turismo (Bit) di Milano dal presidente della Regione Renato Schifani, tutto ciò però ha nascosto un pericoloso rovescio della medaglia. Questo tipo di sovraffollamento turistico sembra aver procurato un certo stress e vero e proprio disagio cittadino di chi ha visto non solo trasformare pian piano la propria città, venendo meno qualsiasi tipo di identità, ma procurando un disagio abitativo probabilmente non ancora del tutto esploso nell’Isola.
La lotta agli affitti brevi
Il governo italiano sta considerando infatti da qualche anno un disegno di legge per limitare gli affitti brevi. Una misura a detta di Confedilizia: “Non solo ingiusta, ma anche dannosa per l’economia”.
Per Giuseppe Cusumano, Presidente di Ape Confedilizia Palermo (storica associazione dei proprietari di immobili in Italia): “Si tratterebbe di una violazione del diritto di proprietà poiché ovvia limitazione della possibilità di potere locare l’immobile in base alle proprie esigenze. Ogni forma liberticida di violazione dei diritti, in questo caso di proprietà, per noi è assolutamente illegittima e incostituzionale”.
“Le questioni – prosegue – relative al soddisfacimento dei bisogni sociali di reperimento di immobili per famiglie e di tutti coloro i quali ne hanno bisogno vanno risolte dallo stato in base a strumenti diversi, come l’edilizia residenziale pubblica e altro, non certo scaricando ai privati l’onere di risolvere un problema di carattere sociale. Andrebbe piuttosto ricercata e favorita una collaborazione con i cittadini. Una riduzione degli immobili da concedere alle famiglie è un fattore determinato certamente da una maggiore appetibilità della locazione turistica, ma soprattutto da una assoluta incertezza per la tutela dei diritti del proprietario. Quando poi si innescano dei conflitti con gli inquilini che non pagano si creano dinamiche di sfiducia verso la locazione alle famiglie a favore quindi di un certo tipo di affitto turistico breve”.
Sulla polemica degli albergatori che da anni vedono di cattivo occhio il mercato extra-alberghiero aggiunge: “La verità è che c’è posto per tutti. Le esigenze di chi affitta un appartamento sono diverse da chi prende una stanza in un hotel. Il turista che affitta un immobile si occupa della gestione, si prende cura della pulizia e quant’altro. La polemica alberghiera è decisamente infondata”.
Una partita ancora aperta
La crescente ostilità dei residenti nei confronti dei turisti, sintomo evidente di un disagio diffuso, deve essere affrontata e risolta dalle istituzioni. La velocità con cui stiamo vedendo cambiare le nostre città dimostra quanto sia urgente intervenire. Tuttavia, si tratta di una partita che forse è ancora al primo tempo. La necessità di un equilibrio tra lo sviluppo turistico e la salvaguardia non solo del proprio diritto alla casa, ma anche all’identità del luogo in cui essa è posta, ci spinge oggi a delle riflessioni e a delle politiche che dovranno fare i conti con realtà e problematiche ancora oggi inesplorate.