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Un sogno infranto?

Sicilia, quella 49esima stella americana mancata

lunedì 10 Luglio 2023

“Caro presidente Truman, vogliate accettare l’umile appello di un giovane che è molto lontano dall’America. Per tradurre in realtà il mio ideale mi unii ai membri del Movimento per l’Indipendenza siciliana. Il nostro sogno era di staccare la Sicilia dall’Italia e poi annetterla agli Stati Uniti”.

A scriverlo all’allora Presidente degli Stati Uniti d’America fu il bandito Salvatore Giuliano nel 1947. Questo pensiero, però, riverbera ancora oggi e sono in molti quelli che vorrebbero una Sicilia americana.

Chi era Salvatore Giuliano

Per alcuni era un terrorista a contratto, per altri era un Robin Hood, un agente segreto, un eroe della Sicilia.

Negli anni ’40, il contrabbando del grano era l’attività principale dell’Isola e Giuliano, a 21 anni, venne trovato a trafficare ad un posto di blocco dei carabinieri. Il ragazzo sparò al carabiniere che gli voleva sequestrare il carico o, secondo lui, voleva ucciderlo. Giuliano divenne un latitante e, attorno a lui, se ne raccolsero altri dando vita alla “banda Giuliano”. Data la fama di terrore, questi vennero contattati dal movimento separatista che, con azioni di guerriglia, volevano giungere all’indipendenza della Sicilia dall’Italia.

Il movimento

L’Isola, con il Regno delle Due Sicilie, aveva vissuto un grande sviluppo economico e industriale, con un patrimonio equivalente a 2/3 della ricchezza di tutta la penisola, ottimi sistemi di comunicazione stradale e un fiorente commercio di zolfo, sale, marmi, agrumi e grano, oltre essere un grande centro mondiale della cultura.

Tutto quello che manca ora?

L’Unità d’Italia, difatti, avvenuta grazie alle mani dell’assassino Garibaldi, degli inglesi e dei Savoia, fu per il Sud una dolorosa caduta verso il baratro, a seguito di depredazione ed abbandono.

Il movimento politico “Nnipinnintisimu sicilianu, nacque nel ’42, prendendo spunto dai Vespri Siciliani, la rivolta che nel 1282 ebbe come bersaglio i dominatori francesi dell’Isola, gli Angioini, avvertiti come oppressori. A comporlo siciliani che capirono che l’Isola legata all’Italia sarebbe stata condannata a morte, sotto tutti i punti di vista.

Dallo sbarco degli Alleati

Dopo l’inizio dell’Operazione Husky del 10 luglio 1943, dove l’Isola fu invasa ed occupata dalle truppe alleate, l’isolamento della Sicilia dallo stato centrale, inasprì il senso di abbandono della popolazione. E tra lo sbarco degli alleati e la “liberazione” dell’Isola, la mafia aveva le mani dentro.

Dal 1943 al 1948 salirono a 40.000 gli iscritti al movimento ed altrettanti seguaci che portarono al suo braccio armato: l’EVIS (Esercito Volontario per l’Indipendenza Siciliana). La lotta politica si trasformò in lotta armata che, però, non portò a niente. Infatti, nonostante gli americani mostrassero simpatia per la causa, anche perché molti erano mezzi siciliani, è ancor più vero che poi, quando il sistema dei partiti, con in testa la Dc, garantì agli U.S.A. “ordine e disciplina”, fecero di tutto per sedare il fermento indipendentista. Forse troppo pericoloso anche per loro?

La firma del Trattato di Pace, a Parigi il 10 febbraio 1947, fu il colpo di grazia. L’Italia, divenuta Repubblica, da allora ebbe innumerevoli limitazioni militari, politiche ed economiche che si ripercuotono ancora oggi, anche con norme top secret. L’adozione del consumismo post guerra ha portato alla distruzione del tessuto culturale italiano. Oltre essere diventati un bancomat per l’Ue, multati e tassati a breve anche per l’aria che si respira, a governare marionette sguazzanti nella dolce colonia non detta, poiché lo stato non ha alcun tipo di effettiva autonomia.

In ogni modo, il sogno dell’Indipendenza siciliana sfumo nel ’48, tra arresti, morti e chissà che voler politico nascosto.

Alla Sicilia cosa è rimasto?

droni

Dalla possibilità di diventare il 49° Stato federale, ancor prima dell’annessione dell’Alaska e delle Hawaii, l’Isola è rimasta nella sua decadenza. Oltre ai suoi bei paesaggi e patrimoni culturali, tanto amati dagli americani, forse oggi un po’ pentiti, vi sono ben 16 basi Nato ed occhi solo per piangere. Alla base vi è un debito pubblico che non si riuscirà mai a sanare e politici che, nonostante lo statuto speciale, pur di una poltrona al Governo nazionale si interessano del minimo indispensabile. Meglio non dare troppo fastidio ad uno Stato che tassa e tartassa investendo il minimo per evitare una ribellione nel degrado socio-culturale e infrastrutturale alimentato.

Ma i siciliani hanno voglia di ribellarsi?

Purtroppo la maggior parte del popolo si è adeguato allo stil comune di vita: fare il minimo indispensabile e lamentarsi senza agire. Un po’ come molti che hanno percepito il reddito di cittadinanza: non cerco lavoro o lavoro in nero e non pago le tasse.

Gli intrepidi, invece, sono pochi e vengono presi per pazzi, ma se avessero ragione? Se la Sicilia diventasse la 51ª stella o uno Stato indipendente e neutrale, un po’ come la Svizzera?

“The undeclared colony” – Artwork di Giorgia Görner Enrile

L’Isola ne trarrebbe grandi benefici economici e gli U.S.A avrebbero quello che hanno sempre voluto: un territorio nel centro del Mediterraneo, anche con i rischi che potrebbe comportare. La Sicilia potrebbe essere, addirittura, punto d’incontro tra i vari popoli per risolvere molte delle controversie internazionali.

Girerebbe l’economia in un modo completamente diverso, il turismo sarebbe alle stelle. I migliaia di migranti che approdano costantemente sulle coste siciliane oggi, ma americane domani, probabilmente non sarebbero più un problema.

L’aspetto culturale, forse rischierebbe di cadere più sul trash, ma col consumismo il processo è già ben avviato. Questo grazie alla tipologia di programmi televisivi e alla politica scolastica del non bocciare.

“Ah ma gli americani hanno il sistema sanitario privato”... e perché all’Italia come sta finendo?

A voi la riflessione.

 

 

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