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Ecco un estratto dello SPECIALE dedicato a Paolo Borsellino, realizzato da ilSicilia.it per il 28° anniversario della strage di via D’Amelio.
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Ci sono dei TABULATI SCOMPARSI: quelli del cellulare di Borsellino (delle chiamate in entrata). Chi poteva aver telefonato a Borsellino quel 19 luglio? E chi secondo lei fece sparire quei tabulati?
«Questa è una cosa che io segnalai subito quando mi portarono i tabulati. Io dico: “Qui manca il traffico in entrata”; “No quello non serve” mi rispondono. Come non serve? Io non avevo mai visto che nell’acquisire i tabulati si acquisissero solo quelli in uscita e non quelli in entrata. Cioè, era importante stabilire a chi avesse chiamato Borsellino e non chi lo avesse chiamato?
Una cosa è certa: quando Borsellino, interrogando Mutolo, sente il nome di Contrada, cercano di intervenire su di lui. Agnese Borsellino riferirà – non solo al processo, ma anche a me – che suo marito quando è tornato da Roma (dopo l’incontro al Viminale con Mancino, Parisi e Contrada e l’interrogatorio di Mutolo, ndr) ha vomitato, per quello che era accaduto! Quindi chi lo avesse chiamato al cellulare, se mi consente, diventa una cosa importante, determinante. Io lo segnalo alla procura di Caltanissetta: i tabulati si potevano ancora acquisire perché erano disponibili, ma non mi autorizzarono ad acquisire quelli in entrata di Borsellino. Nessuno ha chiesto il motivo a questi signori che non mi autorizzarono. Voglio precisare: non è che non c’erano o sono spariti: i tabulati c’erano! E poi perché dopo Capaci mi autorizzano per quelli dei cellulari di Falcone, mentre per Borsellino mi danno l’ok solo per quelli in uscita?
Che cosa c’era nei tabulati in entrata di Borsellino? C’era la verità di chi lo aveva chiamato, di chi lo stava cercando di fermare; c’erano quelle verità inconfessabili che erano scritte in quell’agenda rossa che, vedi-caso, viene fatta sparire e che era nella borsa! La borsa in pelle di Borsellino è rimasta intonsa: all’interno – mi ricordo – ci abbiamo trovato un costume blu di materiale sintetico, e la batteria di un cellulare Motorola, che era tutta affumicata ma funzionava ancora. La batteria non esplode e non va a fuoco, la borsa non va a fuoco, il costume non va a fuoco, l’agenda rossa che era dentro la borsa non si trova, è sparita! Cosa c’era in quell’agenda? Cosa c’era nel traffico in entrata di Borsellino? E se l’agenda può essere sparita, c’è una mano ignota. Ma per il traffico telefonico di Borsellino non acquisito, non c’è una mano ignota».
Il mistero dei misteri resta l’AGENDA ROSSA. Fiammetta Borsellino ha considerato “contraddittorie” le numerose versioni del pm AYALA che avrebbe maneggiato la borsa e arrivò tra i primi in via D’Amelio…
«C’era anche un capitano dei Carabinieri che viene fotografato con quella borsa in mano (Giovanni Arcangioli che è stato assolto, ndr). Certo, per condannare ci vogliono le prove… Io ho fornito un dato evidente: che c’era sicuramente un’agenda che è stata fatta sparire; c’era un tabulato in entrata che non è stato acquisito nonostante la segnalazione; le conclusioni le traggano i vostri lettori che vedono questo intervista… posto che tutti questi signori di cui abbiamo parlato hanno fatto carriera. Uno scempio di giustizia che si sta consumando da quasi 30 anni.
Ayala – racconta Genchi – era amico di Falcone, io me lo ricordo perfettamente. Però ricordo pure che ci fu un momento in cui le loro strade si divisero. Ayala sostiene che poi si riappacificarono. Io analizzai i tabulati di Falcone: c’erano i contatti telefonici con Pietro Grasso, con Francesco Lo Voi, con Geri Seminara, qualche rapporto con i magistrati di Palermo, c’erano i rapporti col Dott. Almerighi del CSM… i rapporti con Ayala non mi risultava che ci fossero più. Questa è l’unica cosa che posso dire. Le carriere di Ayala sono pubbliche, però io ritengo che ci vogliano gli elementi per potere sostenere le accuse o le ipotesi di accuse quando si ha a che fare con persone che hanno avuto un ruolo nelle Istituzioni. Quindi, anche lì, c’è un deficit nelle indagini, che ancora più grave di ciò che può aver fatto o meno Ayala».