Riceviamo e pubblichiamo il commento dell’ex presidente della Commissione antimafia Giuseppe Lumia in merito sentenza di primo grado emessa oggi dai giudici di Palermo sulla trattativa Stato-Mafia.
“Chissà per quanto discuteremo della trattativa Stato-Mafia al tempo delle stragi. Il processo penale alla data odierna a Palermo è arrivato ad una prima conclusione con diverse e significative condanne. Avremo altri gradi di giudizio e vedremo alla fine quale sarà il verdetto, anche su esponenti di alto rilievo. Il “negazionismo” sulla trattativa continuerà la sua battaglia. Così anche chi la pensa diversamente non farà mancare la sua voce.
Da anni mi occupo anch’io di questo vero e proprio punto nevralgico della storia drammatica del nostro Paese. In Commissione antimafia in più e più occasioni ci si è lavorato sopra. Forse è mancata un’inchiesta sistemica e approfondita, come invece c’è stata su altre questioni cruciali del rapporto Stato-Mafia. Uno dei punti più alti che ho vissuto da Presidente della Commissione è stato il caso Impastato, riuscendo per la prima volta in Italia a dimostrare che vi fu un ignobile depistaggio a danno della verità e con il sacrificio straordinario di Peppino Impastato e delle sue idee di una moderna antimafia vissuta concretamente sul territorio.
Sulle stragi il percorso è stato ancor più accidentato con difficoltà di tutti i tipi. Comunque la Commissione antimafia è stata capace di portare avanti squarci di lavoro estremamente rilevanti. È stata proprio la Commissione a scoprire che, in documenti ufficiali proprio di quegli anni, già si avanzava l’ipotesi della presenza di contatti e di trattative. Così anche sul tema dell’alleggerimento del cosiddetto 41 bis, sempre in Commissione sono venute fuori scelte incredibili e favorevoli di fatto ai tanti boss detenuti sottoposti a questo regime carcerario, voluto con tutte le proprie forze da Falcone.
Oggi la Commissione antimafia è in possesso di una tale mole di materiale documentale che potrebbe veramente portare ad un accertamento delle varie responsabilità politiche, che naturalmente esulano da quelle penali, tutt’ora in corso, e che potrebbero finalmente curare una ferita profonda e ancora aperta per la nostra democrazia. Tutto ciò non è facile. Anzi, più passa il tempo più si rischia di allontanare la possibilità di portare a conclusione un lavoro di inchiesta di così vitale importante. Tuttavia non possiamo rinunciarci.
Nel 2013, a conclusione della XVI Legislatura, presentai una sorta di relazione che apriva tutta una serie di interrogativi e di punti “maledetti” che hanno attraversato la fine della Prima Repubblica e la nascita della Seconda: dall’attentato dell’Addaura, del giugno ‘89, passando per le stragi del ‘92, sia di quella di Capaci che di Via d’Amelio, sino alle cosiddette stragi del continente (Roma, Firenze, Milano), compreso il fallito attentato allo stadio olimpico del ‘93. Leggerla può essere utile per capire gli intricati nodi che rimangono da scogliere. Così anche durante il dibattito a conclusione dei lavori dell’ultima Commissione della scorsa legislatura ho avanzato un’ulteriore serie di punti da approfondire, sulla quale recuperare ulteriori materiali e provare a mettere su un’inchiesta approfondita e coraggiosa. Invito a leggere anche questo contributo finale sulle stragi di mafia 92/93.
Naturalmente il processo penale sta facendo il suo percorso, leggeremo tra non molto le motivazioni della sentenza della condanna di primo grado e attenderemo anche gli altri gradi di giudizio, ma non può mancare l’altro lavoro di inchiesta del Parlamento Italiano. Fino a quando il Paese non sarà posto di fronte alla verità e alle responsabilità, anche le più dolorose e tragiche, non avremo adempiuto al compito onesto e leale nei confronti dei tantissimi caduti, vittime del rapporto Stato-Mafie, e soprattutto non avremo messo le attuali generazioni di fronte all’arduo compito di liberare la nostra democrazia dalle collusioni mafiose”.