E’ in corso la perizia psichiatrica che dovrà accertare se Giovanni Barreca, il muratore di Altavilla Milicia accusato di aver ucciso moglie e due figli insieme alla figlia 17enne e a due presunti complici, nel corso di un folle rito di liberazione da Satana, sia capace di intendere e di volere.
I consulenti, incaricati dalla Procura di Termini Imerese, hanno già incontrato due volte, in carcere, l’indagato e contano di completare il loro lavoro con un terzo colloquio. Poi elaboreranno le conclusioni che verranno consegnate ai pm. A stretto giro i magistrati dovrebbero poi chiudere le indagini. La perizia era stata chiesta dai pm e dal legale di Barreca, Giancarlo Barracato. Nessuna valutazione psichiatrica verrà fatta sulla coppia coindagata, Massimo Carandente e Sabrina Fina, che avrebbero partecipato alle torture e all’assassinio delle tre vittime.
Barreca e la moglie li avevano conosciuti nel corso di incontri di preghiera. Sarebbero stati loro, secondo quanto raccontano l’indagato e la figlia 17enne, entrambi rei confessi, ad aver parlato per primi della presenza del demonio nella casa di Altavilla e a dar vita alle preghiere poi culminate nella strage. Si deciderà invece a novembre la posizione della 17enne che si trova davanti al gip dei minori in fase di udienza preliminare. Respinta la questione di costituzionalità posta dalla difesa alle scorse udienze, il giudice Nicola Aiello dovrebbe decidere se rinviarla a giudizio.
Le analisi dei tabulati telefonici smentiscono la difesa di Massimo Carandente e Sabrina Fina, la coppia accusata di aver partecipato alle torture e all’assassinio di Antonella Salamone e dei sue figli Emanuele e Kevin, trucidati ad Altavilla Milicia durante una sorta di esorcismo. I due sono indagati insieme a Giovanni Barreca, marito della donna e padre delle due piccole vittime, e alla figlia 17enne di lui.
Carandente e Fina, che avrebbero conosciuto Barreca e la moglie durante incontri di preghiera, hanno sempre dichiarato di aver preso parte ai rituali religiosi di liberazione dal demonio della casa di Altavilla in cui la famiglia viveva, ma hanno sostenuto che nei giorni delle torture e dei delitti – andati avanti per oltre 48 ore – non si trovavano nella villetta. Gli accertamenti tecnici, eseguiti sui tabulati telefonici su input della Procura di Termini Imerese, sostengono il contrario confermando quanto raccontato da Barreca e dalla figlia, rei confessi, che hanno parlato della presenza e del ruolo attivo dei due sia nelle torture che negli omicidi. I due ragazzini sono stati seviziati e uccisi, Salamone è stata assassinata e bruciata.