In Italia manca ancora una legge che preveda la possibilità di aiuto medico alla morte volontaria per le persone che non dipendono da trattamenti di sostegno vitale, ossia quei trattamenti sanitari di supporto al mantenimento in vita della persona gravemente malata.
Ma bisogna arrivare veramente in condizioni, per molti, non dignitose per metter fine ad una malattia che non dà speranza?
L’aiuto medico alla morte volontaria, nel resto del mondo, però, sta prendendo sempre più piede. Sono dieci i Paesi, tra cui Svizzera, Spagna, Paesi Bassi, Olanda, Canada che hanno una legge con, ovviamente, delle regole ben precise.
In Italia praticare l’eutanasia, invece, costituisce un reato. Il suicidio assistito, inteso come assistenza di terzi nel porre fine alla vita di una persona malata, è legittimato, secondo la sentenza 242/2019 della Corte Costituzionale, caso Cappato-Dj Fabo.
La differenza tra eutanasia e suicidio assistito
Col termine eutanasia, dal greco eu-thanatos (buona morte), si indica l’atto di procurare intenzionalmente e nel suo interesse la morte di una persona che ne faccia esplicita richiesta.
Il suicidio assistito è, invece la “procedura in base alla quale il personale medico del Servizio sanitario nazionale fornisce al paziente ogni supporto sanitario e amministrativo necessario per consentire al medesimo di porre fine alla propria vita in modo dignitoso, consapevole, autonomo e volontario.”
La differenza sostanziale, quindi, e l’esecutore dell’atto che provoca la morte. L’eutanasia richiede, quindi, un’azione diretta di un medico che somministra un farmaco via endovenosa, mentre nel suicidio assistito si limita alla preparazione del farmaco che poi il paziente assumerà per conto proprio.
Secondo la sentenza n° 242/2019 della Corte Costituzionale: “l’aiuto al suicidio non può essere ritenuta incompatibile con la Costituzione. Occorre, tuttavia, considerare specificamente situazioni […]. Il riferimento è, più in particolare, alle ipotesi in cui il soggetto agevolato si identifichi in una persona (a) affetta da una patologia irreversibile e (b) fonte di sofferenze fisiche o psicologiche, che trova assolutamente intollerabili, la quale sia (c) tenuta in vita a mezzo di trattamenti di sostegno vitale, ma resti (d) capace di prendere decisioni libere e consapevoli“.
Vi è difatti una Commissione per l’analisi dei casi, ma i tempi sono lunghissimi. In Veneto, proprio la scorsa settimana, vi è stata una proposta di legge per far dare una risposta in meno di 27 giorni, ma non è passata.
Le richieste
Secondo il report annuale dell’Associazione Luca Coscioni emerge che nel 2023 sono tre le persone che hanno ottenuto l’accesso alla morte volontaria assistita in Italia, ma solo una 55enne, a dicembre, affetta da sclerosi multipla secondariamente progressiva, ha ottenuto per la prima volta in Italia l’assistenza completa del Servizio sanitario nazionale.
Le richieste di informazioni su eutanasia e suicidio medicalmente assistito sono state 2.470, mentre 533 persone (51% donne, 49% uomini) sono state fornite informazioni relative alle procedure italiane o contatti con le strutture svizzere per il percorso di morte volontaria medicalmente assistita.
L’ultimo viaggio
Sono quindi tanti gli italiani con malattie terminali che hanno scelto la loro “cura” e, di quelli che hanno scelto di fare l’ultimo viaggio, fuori dal proprio Paese hanno fatto un appello alla politica italiana per avere delle leggi più giuste. Tra questi italiani l’attrice e registra Sibilla Barbieri, che in un video trasmesso sui social ha evidenziato le discriminazioni tra pazienti terminali, anche per fattori economici, per perseguire la scelta “un’ingiustizia che lo Stato deve correggere“.
In Italia le tre persone che hanno fatto ricorso al suicidio assistito si sono potuti appoggiare ad una sentenza non ad una legge, nonostante i tentativi. Inoltre, il disegno di legge che recepiva la sentenza Cappato è stato approvato alla Camera nel marzo del 2022, ma poi, in Senato, si è persa nel dimenticatoio.
Ogni essere umano, in condizioni estreme, al di là del testamento biologico, non dovrebbe essere libero di poter decidere della propria vita?