Il ponte sullo stretto di Messina, che collegherebbe la Sicilia alla Calabria, è la questione del momento, rientrando tra le politiche di rilancio perseguite dai sostenitori dell’opera, soprattutto da quando l’Europa ha messo a disposizione le somme finanziarie del Recovery Fund per consentire di investire in infrastrutture strategiche come motore dello sviluppo.
E la Sicilia rivendica questa politica di rilancio infrastrutturale come intervento necessario per il “cambiamento“, se l’intenzione è quella di ridurre il gap territoriale che divide l’Isola dal resto d’Italia.
“E’ una storia che va avanti da decenni e decenni, se ad ogni annuncio di realizzazione del ponte si fosse fatto un ponte, già ce ne sarebbero almeno una trentina a collegare Calabria e Sicilia, da tutti i lati della costa ionica”, ha detto Ignazio Corrao, membro del gruppo dei Verdi al Parlamento Europeo.
E se parliamo del mastodontico progetto infrastrutturale in termini di opportunità economica per il Mezzogiorno e di simbolo di ripartenza di un’Italia piegata dall‘emergenza sanitaria, Corrao ha un’idea chiara del tema per cui “Il ponte da solo non risolve niente, la questione non è ponte si, ponte no”. Ma qualora si allargassero gli orizzonti “Se parliamo del ponte all’interno di uno schema di rilancio dell’economia italiana che guarda verso Sud e non solo verso Nord e i corridoi del Centro Europa, dove si sono sempre concentrati gli investimenti, allora il discorso cambia. Il punto è – prosegue l’europarlamentare- avere una visione della Sicilia come protagonista degli scambi commerciali, delle rotte dei prossimi decenni, e quindi il ponte deve essere una cosa che va dentro hub portuali, hub aeroportuali, scali importanti che vanno verso il canale di Suez e verso il Nord Africa”, puntando seriamente all’ammodernamento delle opere infrastrutturali.
L’aspirazione a costruire l’attraversamento stabile, a campata unica, sullo stretto di Messina, che la realizzazione del ponte del Mediterraneo potrebbe soddisfare, deve rientrare in una logica di sviluppo armonica più ampia, che si coordina con il complesso della viabilità interna e delle reti infrastrutturali che riguardano metropolitane urbane, l’alta velocità, l’asse stradale ionico, gli aeroporti. Insomma, il “collegamento stabile” tra la Calabra e la Sicilia deve essere realmente funzionale alla riqualificazione economia e territoriale delle regioni meridionali.
L’eurodeputato siciliano non ne fa una questione ideologica: “Il senso non è essere favorevoli o contrari, se noi dobbiamo pensare che la Sicilia deve essere centrale nel Mediterraneo e per l‘Unione Europea come hub verso il Medio Oriente e verso l’Africa è chiaro che deve avere delle infrastrutture adeguate, il ponte è una di queste. Poi se parliamo di fattibilità tecnica, problemi di questo tipo ce ne sono ovunque in Italia se pensiamo alla conformazione territoriale”.
“Non sarebbe l’opera magna- specifica Corrao – che la vengono a vedere da tutto il mondo, non è che stai collegando Palermo con Cagliari, però se c’è la visione di puntare sul Sud come luogo di stoccaggio di trasferimento, di tratta commerciale… perché se non lo facciamo noi, lo faranno comunque gli altri, ci sono altri paesi, quelli che guardano al Sud”.
L’analisi è questa: “Se si capisce che il Sud ha un potenziale per far sviluppare tutta l’Italia, cioè facciamo il ponte perché stiamo preparando un grandissimo scalo portuale che diventa la porta d’Europa per le merci, per i traffici commerciali che arrivano dal canale di Suez, dalla Cina e così via, allora diventa un discorso interessante, ma se si punta solo per fare questi appalti mega milionari e fare un ponte di Messina tanto per dire che si è fatto non serve a nulla.
C’è bisogno di cambiare mentalità perché “Se poi – commenta ancora Corrao – si deve fare il ponte e lasciare le strade, le ferrovie per come sono, e penso ad esempio alla Palermo-Agrigento in pessime condizioni, è giusto lamentarsi e dire a cosa serve il ponte? Non dobbiamo trascurare il potenziale turistico della Sicilia ed è chiaro che – aggiunge Corrao- senza infrastrutture non si fa lavoro, non si fa pil, e se non cresce il pil della Sicilia e del Sud Italia non crescerà mai quello italiano. E’ un paese destinato ad affogare nel suo debito pubblico”.
Il tema “ponte di Messina” ha spaccato anche il M5S dopo le dichiarazioni del Sottosegretario al Mit, Giancarlo Cancelleri, che ha chiesto di mettere da parte le posizioni ideologiche proponendo di aprire un tavolo permanente in merito, punto di vista che ha generato malumori all’interno del gruppo parlamentare siciliano non esattamente pro ponte. E Corrao non esita a dire la sua: “Il M5S non esiste più! – taglia corto – Se parliamo del movimento attuale, parliamo di un partito centrista, come poteva essere il Ncd di Angelino Alfano o di l’Udeur, che sta al potere e quindi si adegua e si accoda ai meccanismi di potere. Non c’è più il Movimento 5 stelle votato dagli italiani, completamente l’opposto di quello che era, è stato votato per andare contro i partiti, invece oggi governa con Pd e Forza Italia”