La vostra Patti Holmes si è messa sulle tracce del Commissario Montalbano, icona erotica delle donne sicule che, alla sua vista, non direbbero più come Monica Vitti, nella “Ragazza con la pistola”, capolavoro di Mario Monicelli, al suo Macaluso Vincenzo: “Di mammo sono” o “Una motta stai baciando“. Anzi, probabilmente, sarebbe il timido Montalbano ad arrossire e indietreggiare. D’altronde, e per fortuna, i tempi sono cambiati.
Dopo questo tumulto dei sensi, iniziamo questo viaggio nella sicilianità, toccando i luoghi della serie e assaggiando i cibi che il famoso Commissario ama. Fiato alle trombe e partiamo.
Arrivati a Ragusa Ibla si è catapultati all’interno di un microcosmo, quello creato ad arte dal grande Andrea Camilleri, fatto di storie di paese che si intrecciano tra di loro. Case semplici, che profumano di genuine prelibatezze, e dimore aristocratiche, invece, di opulenza e raffinatezza con grandi saloni che ricordano gli antichi fasti. La città antica, con oltre cinquanta chiese, numerosi palazzi in stile barocco, il Giardino Ibleo, custodisce degli scavi che, secondo diversi storici, sarebbero identificabili con l’Hybla Heraia. Nel 1865 il quartiere, staccatosi amministrativamente dal resto della città, divenne comune autonomo e prese il nome di Ragusa Inferiore, nome che mantenne fino al 1922 quando fu cambiato proprio in Ragusa Ibla. Nel 1927 si riunì al comune di Ragusa.
Gesualdo Bufalino, così descriveva Ibla: «Bisogna essere intelligenti per venire a Ibla, una certa qualità d’animo, il gusto per i tufi silenziosi e ardenti, i vicoli ciechi, le giravolte inutili, le persiane sigillate su uno sguardo nero che spia». Se vi sentite di appartenere a questa categoria dello spirito, questo è il viaggio che fa per voi. Ibla, che in dialetto ragusano è chiamata Iusu, inferiore, per distinguerla da quella superiore è, per i pochissimi che non lo ricordassero, Vigata e la sua piazza principale, un rettangolo allungato che termina nella scenografica fuga di scalini che portano alla cattedrale di San Giorgio, è apparsa in numerose scene della serie. Così come un’altra scalinata, quella lunghissima di Santa Maria delle Scale che lega le due parti della città. Dalla sua cima si gode un panorama mozzafiato sulle case affardellate una sull’altra che la fanno apparire come un incantevole presepe.
Lasciata Ragusa, dopo pochi chilometri, s’incontra il castello ottocentesco di Donnafugata, (dove Luca Zingaretti ha sposato l’attrice Luisa Ranieri), che nella fiction è la magione dell’anziano boss mafioso Balduccio Sinagra. Sempre alle porte di Ragusa, Villa Criscione, una bella masseria fortificata, utilizzata per concerti e spettacoli estivi, è la casa dell’ingegnere Luparello, uno dei personaggi de “La forma dell’acqua” e l’Eremo della Giuliana, Convento-fortezza del Cinquecento, oggi raffinato albergo, ne “La voce del violino” vede il corpo privo di vita della bellissima Alessia Merz.
Vigàta, Marinella, Montelusa, Marina di Vigàta corrispondono a Scicli, Punta Secca, Ragusa e Donnalucata, che nella fiction è la marina di Vigàta. La casa televisiva di Salvo Montalbano, a Marinella, si trova in realtà in via Aldo Moro a Punta Secca, a circa 6 km da Marina di Ragusa, e oggi è un richiestissimo bed and breakfast. In piazza Mormino Penna, a Scicli, troverete, invece, la sede del Municipio, il Commissariato di Vigata e Palazzo Iacono, la Questura di Montelusa, che poi ha cambiato sede con piazza Pola a Ragusa Ibla. Tornando a Donnalucata e proseguendo sulla strada costiera, in direzione di Sampieri, un tratto selvaggio e incontaminato, noterete la ciminiera dell’antica fornace del Pisciotto, in realtà il rudere della fabbrica di mattoni “La Mannara”, luogo di uno dei tanti delitti su cui ha indagato Montalbano. Seguendo la strada verso Pozzallo, e proseguendo per Siracusa-Pachino, vi troverete a correre fianco a fianco con dune di sabbia fine e piano piano scivolerete nella sua vallata piena di serre, scrigni argentei che custodiscono quei pomodorini che vi faranno tornare alla mente i succulenti piatti di Adelina, la tuttofare e, soprattutto, cuoca sopraffina del Commissario.
E Modica? Il consiglio che vi diamo è di arrivare nel tardo pomeriggio, quando le case e il suo meraviglioso corso, da bianchi e rosa, acquistano un cangiante color ramato per poi, trasformarsi, quando arriva la sera, in un paese incantato con il Duomo di San Giorgio che, meraviglia del barocco siciliano e posto in cima ad una pittoresca scalinata di 260 gradini, facendovi stare con il naso all’insù, come un magnete, non vi permetterà di staccare lo sguardo dalla sua imponenza. A Modica, terra del cioccolato, non potrete fare a meno di gustare quello al peperoncino, alla cannella, all’arancia e alla noce moscata, oltre ai gusti classici, e notare la compattezza grezza del cacao che, rendendolo differente da tutti gli altri, solletica e al tempo stesso gratta il palato. La colonna sonora che vi accompagnerà non potrà che essere Olivia Sellerio che canta Montalbano.
In questo nostro viaggio sui luoghi di Montalbano può mancare il meraviglioso Agrigentino, ricco di luoghi d’incantamento? Assolutamente no e, infatti, superando Gela e Licata, raggiungiamo l’antica Girgenti e la Valle dei Templi, per dirigerci verso Porto Empedocle, la città in cui Andrea Camilleri è nato nel 1925. Una curiosità è che, se foste arrivati nella città natale dello scrittore nel 2003, avreste trovato ad accogliervi un cartello con su scritto: “Prossima uscita, Vigata”; Andrea Camilleri, infatti, aveva concesso al sindaco Ferrara di adottare, come secondo nome, proprio quello in cui vive e lavora il celebre commissario. Dal 2009, invece, non più, perché il sindaco Firetto, non avendo gradito che Porto Empedocle, che nell’immaginario è Vigata, sia stata tagliata fuori dai set della serie, ha scelto di rimuoverlo.
In una intervista Camilleri, che si è tenuto fuori dalla discussione, ha dichiarato che un ricordo ricorrente, che lo ha guidato nella scrittura de “Il Commissario Montalbano”, è sicuramente il cortile della sua scuola in cui, nelle pause di metà mattinata, i compagni, provenienti dai paesi vicini, raccontavano le loro storie. Riguardo Vigata, però, ha più volte affermato che è un luogo ideale, un puzzle di tante meravigliose cittadine sicule. La vera osteria San Calogero, a cui lo scrittore si è ispirato e dove spesso mangia Montalbano, si affaccia nella centrale via Roma di Porto Empedocle e nel menù troverete le stesse triglie allo scoglio, che tanto piacciono a Salvo. Nella cittadina, conosciuta, anche, come Marina di Girgenti, campeggia la statua che raffigura a grandezza naturale il commissario Montalbano con baffi e capelli, come lo aveva pensato Camilleri e più simile al Giovane Montalbano, che ha per protagonista Michele Riondino, altrettanto bravo.
I piatti di Montalbano
Adesso passiamo all’aspetto godereccio, centrale per Salvo Montalbano, che è la cucina e sarà come sedersi a tavola con iddu, ricordandovi, però, che quando Salvo assapora le bontà preparate dalla fedele Adelina o da Calogero, pretende il silenzio assoluto, quasi a non volere esser disturbato nel suo rapporto a “due” con il divin cibo siculo che, purtroppo, spesso viene interrotto da telefonate che turbano quell’idillio di amorosi sensi. Ma quali sono le “luccumarìe” montalbanesche che ce lo mostrano “liccu”, goloso, all’ennesima potenza?
1. Pasta ‘ncasciata, pasta al forno, piatto per cui anche gli dèi scenderebbero volentieri dall’Olimpo, condita con ragù di carne, melanzane fritte tagliate a tocchetti, pezzetti di salame o mortadella, uova sode a spicchi, caciocavallo a cubetti e pecorino e, rigorosamente, infornata con una bella spolverata di mollica grattugiata sopra.
2. Arancini al ragù che chiamiamo al maschile per rispetto di Camilleri e del suo libro “Gli arancini di Montalbano”.
3. Le triglie fritte alla maniera di Calogero, impanate con farina di mais, buttate nell’olio bollente e mangiate caldissime.
4. I purpitelli cu sugu, preparati con aglio, pomodoro pelato, sale, pepe e prezzemolo, a cui non riesce a dire di no e i soli con cui tradirebbe la sua Livia.
5. La pasta chi vrocculi arriminati. Per essere più precisi il bucatino che va passato nello zafferano e buttato nel condimento preparato con broccolo soffritto insieme all’uva passa, i pinoli e il pepe.
6. Il caciocavallo, passuluna e alive. Caciocavallo che si fa dorare da entrambi i lati con uva passa nera, da non confondere con quella bionda che si usa per i dolci, e olive. In soli 5 minuti toccherete le stelle che conterete una per una, perché non facilmente digeribile.
7. I cannoli a fine pranzo, tanto per gradire, molto amati dal dottor Pasquano, medico legale, interpretato dal grande attore modicano Marcello Perracchio, scomparso nel 2017, che come le ciliegie uno tira l’altro.
La Sicilia, insomma, è terra di delizie a 360° e a noi non resta che lasciarvi a queste suggestioni cultural-culinarie su cui spicca la figura di Salvuccio nostro, il Commissario più sexy e corteggiato d’Italia.