Scatta un pesante taglio, nel bilancio regionale, delle somme che il Fondo pensioni eroga per anticipare le liquidazioni ai dipendenti. In tre anni verranno a mancare circa 16 milioni per le buonuscite dei regionali.
Lo sostengono i sindacati autonomi che vanno all’attacco e propongono soluzioni per non penalizzare i lavoratori ed evitare una raffica di contenziosi. Marcello Minio e Dario Matranga del Cobas-Codir, Fulvio Pantano e Franco Madonia del Sadirs, Angelo Lo Curto e Vincenzo Bustinto del Siad ed Ernesto Lo Verso e Marcello Ficile dell’Ugl-Fna, ritengono “inaccettabili questi tagli anche perchè le disposizioni legislative che prevedono l’istituto delle anticipazioni tengono conto di risorse prelevate nel tempo dagli stipendi dei lavoratori stessi e accantonate sia per l’utilizzo di questo istituto sia per il trattamento finale. Ad aggravare la situazione – spiegano ancora – c’è il fatto che l’amministrazione ha, nel frattempo, pubblicato gli elenchi dei beneficiari che avevano presentato, a suo tempo, apposita istanza di anticipazione della buonuscita, stilando apposite graduatorie sulla base dei regolamenti vigenti”. Insomma, in alcuni casi l’iter è dirittura d’arrivo. “Al fine, quindi, di evitare sicuro contenzioso – dicono i sindacati – si chiede di volere immediatamente provvedere a trovare soluzioni alternative per il saldo delle somme dovute al personale”.
Gli autonomi, in una lettera al governo, ai gruppi dell’Ars e ai vertici dell’amministrazione, propongono quindi “in alternativa alla soluzione delle risorse dirette in bilancio, di volere eventualmente procedere a un “prestito ponte” con il Fondo pensioni, attraverso un anticipo delle somme del trattamento di fine servizio o fine rapporto, con il rimborso al Fondo pensioni degli interessi e del capitale a carico del bilancio regionale, in base ad apposita rateizzazione di somme comunque dovute ai lavoratori. Tale ipotesi – sostengono i sindacati – renderebbe anche possibile mediante l’estensione dello stesso diritto previsto dalle leggi, di potere concedere l’anticipazione del Tfr per spese mediche e acquisto prima casa anche al personale assunto dopo il 31 dicembre 2000, cosiddetto in regime di Tfr e non di Tfs”.
I sindacati comunicano che “in mancanza di riscontro da parte del governo regionale ci troveremo costretti ad alimentare ulteriore contenzioso da parte dei lavoratori interessati e creditori certi nei confronti dell’amministrazione regionale”.
E propongono infine “che questo prestito ponte con il Fondo pensioni venga attivato per la liquidazione del Tfr e del Tfs a tutto il personale posto in quiescenza, eliminando la norma a nostro parere palesemente incostituzionale, in esame proprio in questi giorni alla Corte Costituzionale per tale profilo di incostituzionalità, che posterga in modo sproporzionato il versamento delle somme dovute”.