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Teatro: Dario Muratore riporta in scena il suo “Tripolis”

giovedì 5 Dicembre 2019
Dario Muratore Tripolis

Torna in scena, giovedì 5 alle ore 21, sul palco dello Spazio Franco ai Cantieri Culturali alla Zisa, Tripolis dell’autore e interprete palermitano Dario Muratore.

L’opera, già apprezzata da critica e pubblico, è una narrazione sull’identità che attraversa le generazioni e inizia al tempo della colonizzazione italiana in Libia.

Il pretesto narrativo serve a Muratore per trattare la storia e riproporla con la lucidità dell’occhio contemporaneo.

Dario Muratore
Dario Muratore

Un giovane uomo chiede a una vecchia donna quali siano le tracce della propria origine: la Libia, Tripoli, la colonia italiana. Attraverso il topos Nonna/Nipote viene evocato un secolo di storia, di vita, di morte ma soprattutto d’incontro tra due identità: quella del colonizzatore e del colonizzato, quella italiana e quella araba che si ritrovano a condividere una terra, una città, un deserto, un’anima.

Cocci di vita di una donna italiana, colonizzatrice, culturalmente fascista. La sua storia, la sua visione intima e la sua alterità nei confronti del dominato.

Ma cosa succede quando l’Italia perde il dominio politico e la situazione improvvisamente si ribalta? L’arabo ritorna a essere il padrone della propria terra e l’italiano diviene ajsnabi, straniero.

Note dell’autore

Tripolis è lo sviluppo di un’indagine che ha come punto di partenza le domande: “Chi è l’altro? Chi è lo straniero?”. Che sottintendono: “Chi sono io? Chi siamo noi?”

In quanto il discorso sull’altro è solamente un modo per parlare, definire e riconoscere se stessi sulla base delle differenze e dell’alterità. Queste hanno un carattere esclusivamente relazionale, non possono esistere isolate, e quindi la differenza non possiede una propria essenza naturale.

Il risultato è sempre un confronto, in cui almeno uno dei due soggetti considera l’altro diverso da sè e quindi lo definisce straniero. Tale definizione può svilupparsi nell’individuo in un processo intimo, riflessivo, alienante e spesso autodistruttivo. Forse solo tornando indietro, indagando le proprie origini in un processo di resilienza, coccio dopo coccio è possibile ritrovare la propria essenza e posizione nel mondo.

Il testo Tripolis è anche un libro, edito da Torri del Vento; lo spettacolo replicherà venerdì 6 e sabato 7 (ore 21).

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