“L’eleganza si regola senza parole“. Roberto Latini è ritornato a Palermo, all’interno della quinta edizione del Festival Teatro Bastardo, con “SEI. E dunque perché si fa meraviglia di noi?“.
Un viaggio estetico quello di Latini che torna a Pirandello nella sua personale perlustrazione del teatro contemporaneo che parte dai classici per approdare altrove, destrutturando la forma ed arrivando al nucleo emotivo.
A scena aperta su un trespolo, di spalle e dinoccolato, ad accogliere gli spettatori c’è Piergiuseppe Di Tanno (nel 2018 Premio Ubu come Migliore attore under 35) per cominciare una “distillazione” del testo originale, indissolubilmente legato all’universo visivo e sonoro creato con Max Mugnai e Gianluca Misiti.
È un esercizio fisico quello sulla scena di Di Tanno che coinvolge corpo e anima in una pèrformance continua, con pause poetiche affidate allo svolazzare leggiadro di un grande telo bianco.
Passa da uno all’altro dei ‘sei personaggi’ non perdendo mai il “fuoco sacro” che li sorregge tutti, divenendo lui il settimo, e che spesso giunge allo spettatore travolgendolo: alter ego di se stesso, imbastisce una trama a più voci che sì attinge al testo originale di Pirandello, passando poi per l’Amleto in lingua originale, ma che, a nostro avviso, si nutre di nuova energia nell’interpretazione di Di Tanno.
Tutto il teatro di Latini, e dell’interprete, è nelle gocce di sudore che escono dalla canotta strizzata al centro del palcoscenico prima di cambiare prospettiva di racconto; è lì la sintesi dell’incontro tra teatro classico e contemporaneo, che ben rientra negli ‘sconfinamenti‘ della quinta edizione del Festival Bastardo, e che sostanzia la ricerca di una “coscienza del teatro che ammette se stesso e che diventa, insieme al mezzo, il fine“.