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Il Teatro Biondo di Palermo ha rialzato il sipario, simbolicamente, mettendo in scena il saggio di fine corso, “Abbecedario della quarantena“, degli allievi della Scuola dei mestieri dello spettacolo diretta da Emma Dante.
Sedie distanziate e prenotazione, insieme a tutti gli altri requisiti di sicurezza, per entrare nell’atrio di Palazzo Belmonte Riso, sede del Museo Regionale di Arte Moderna e Contemporanea, che ha accolto l’anteprima – e accoglierà lunedì 15 giugno, ore 21, la seconda replica – con il saluto di un’emozionate Pamela Villoresi, direttore dello Stabile, e di Luigi Biondo, direttore del Riso.
Ogni fine è sempre un nuovo inizio
Abbecedario della quarantena nasce dai pensieri e dagli scritti dei giovani allievi, dalle lezioni e dalle ‘prove online’ svolte con la stessa Dante, con Carmine Maringola, Sandro Maria Campagna e Serena Ganci.
Per quanto apparisse perigliosa la scelta di affidare alla sequenza di parole emozioni e vissuti, lo spettacolo è un felice, e godibile, altalenarsi di momenti emozionanti ma anche divertenti, testimonianza non solo della crescita professionale dei giovani attori – loro stessi hanno scritto i testi – ma soprattutto della necessità del teatro, tout court, come strumento per vivere il presente.
Un ticchettio continuo a scandire il tempo, come quello interminabile della quarantena, e il ritmo di una narrazione che si alternerà alle canzoni interpretate dalla brava e lirica Serena Ganci.
Si comincia da Autocertificazione passando per Bollettino, Canzoni, Distanziamento, E se mi viene a me, Io resto a casa, Hashtag e così via: una sequenza che chiama in causa l’alfabeto sottolineando, soprattutto, alcuni momenti più significativi di questo interminabile lockdown.
Il bollettino nel bollettino
In una versione efficace e quasi dissacratoria, tra sacro e scienza, un megafono conta vittime e nuovi contagi mentre, in maniera meno puntuale, forse, la cronaca trascura il bollettino dei femminicidi in Italia. Sono gli attori a fare nomi e cognomi di alcune, troppe, donne uccise in questi due mesi, dando risalto ad un problema nel problema.
L’altra parentesi di doveroso approfondimento sta nella parola Lavoratori dello spettacolo: “A che serve il teatro? Qual è il nostro ruolo nel mondo?“, si chiedono gli attori rispondendosi “Noi saremo il nostro teatro“.
Nell’Abbecedario della quarantena c’è l’essenza, in definitiva, del teatro che, in questa particolarissima circostanza di pandemia, accoglie in sé anche il raro elemento della condivisione con lo spettatore dell’esperienza raccontata.
E se si condivide quello che diceva Eduardo De Filippo che “Il teatro non è altro che il disperato sforzo dell’uomo di dare un senso alla vita“, il saggio di fine corso degli allievi ne è di sicuro conferma.
Sulla scena si sono alternati con passione e generosità: Giulia Bellanca, Costantino Buttitta, Martina Caracappa, Chiara Chiurazzi, Martina Consolo, Danilo De Luca, Adriano Di Carlo, Valentina Gheza, Cristian Greco, Federica Greco, Paola Gullo, Giuseppe Lino, Beatrice Raccanello, Francesco Raffaele, Valter Sarzi Sartori, Calogero Scalici, Maria Sgro, Gianluca Spaziani, Nancy Trabona.
Lunga vita al teatro, dunque, e a questi giovani attori il miglior augurio per una carriera che dia risalto all’insostituibile valore dell’Arte.