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Il caso

Teatro Massimo, levata di scudi per Marco Betta, ma la petizione rischia di trasformarsi in un boomerang politico

giovedì 3 Ottobre 2024
Marco Betta, sovrintendente Teatro Massimo
Marco Betta

Oltre 2500 firme in quattro giorni. Il mondo della cultura palermitana si è mobilitato per sostenere il rinnovo dell’incarico a Marco Betta in qualità di sovrintendente della Fondazione Teatro Massimo. Un’azione online partita dalla piattaforma Change.org sotto la spinta di diversi attivisti ed esponenti della politica palermitana. Fra i firmatari figurano ad esempio l’ex consigliere comunale Luisa La Colla o l’ex vicesindaco Fabio Giambrone. Un profilo sul quale si è espresso pubblicamente il sindaco Roberto Lagalla.

Il primo cittadino ha lodato il lavoro di Betta anche durante la relazione sui primi due anni di amministrazione della città. Ma dal centrodestra sono poche le voci che si sono levate pubblicamente per un continuità della gestione del Teatro Massimo. Anzi, le anime più intransigenti non cedono di fronte ai legami che Betta ha ed ha avuto con certi ambienti del centrosinistra palermitano.

L’affondo del Partito Democratico sul Teatro Massimo

Ed è proprio il Partito Democratico che ha fatto un’uscita pubblica a difesa di Marco Betta. “Assistiamo sconcertati allo spettacolo di una destra concentrata solo sulla spartizione delle poltrone. Quanto sta accadendo sulla nomina del Soprintendente del Teatro Massimo ha dell’incredibile. Il Teatro Massimo è tempio della musica e ha raggiunto livelli eccellenti di produzione artistica, che non possono essere certamente immolati sull’altare delle prove di forza del centrodestra. Chiediamo al sindaco di Palermo quindi di non consentire che venga deciso altrove quello che spetta scegliere a questa città“.

Lagalla difende il nome di Marco Betta

Il nome di Betta, come già ricordato, trova sostegno anche all’interno dell’area moderata. A cominciare dai renziani al Comune di Palermo e per finire al sindaco Roberto Lagalla, il quale ha speso parole di lode durante il suo discorso per i due anni del suo governo della città. Negli scorsi mesi, il primo cittadino ha sostenuto il profilo di Betta, difendendolo a muso duro anche dal “fuoco amico”, ovvero dagli attacchi del governatore Renato Schifani. Fra i due, oggi, si vocifera che ci sia un accordo di massima dettato dall’esigenze di prevenire sul nascere ingerenze romane sulla scelta. Ma non tutti nel centrodestra sono d’accordo.

Futuro del Teatro Massimo, da Roma c’è chi dice no..

A comunicare l’esito della riflessione sul futuro nome del Teatro Massimo sarà il Ministero della Cultura guidato oggi dall’esponente di Fratelli d’Italia Alessandro Giuli. Il titolare del dicastero, prima di competenza di Gennaro Sangiuliano, ha ribadito a Palermo che serviranno almeno un paio di settimane per avere delle novità. A Roma si ragiona infatti sul nome del successore. Sul profilo di Betta ci sono delle perplessità, in particolare dagli ambienti di Fratelli d’Italia.  Ciò in quanto il sovrintendente uscente viene considerato troppo vicino all’ex amministrazione di Leoluca Orlando.

La petizione rischia di trasformarsi in un boomerang

Proprio la petizione avviata da alcuni fedelissimi del Professore, oggi a Bruxelles in qualità di eurodeputato, rischia di trasformarsi così in un boomerang. Qualcuno ha tacciato la petizione come politica, attribuendo alla stessa un sigillo lontano dall’attuale governo della città. Va detto però che Betta trova numerosi sponsor all’interno di Sala Martorana. Fonti di Radio Palazzo parlano di un asse per sostenere l’ex sovrintendente, vista anche la possibile incompatibilità di alcuni dei favoriti alla corsa dello scranno di piazza Verdi.

Il tempo gioca a favore di Marco Betta

A Roma si stanno cercando profili alternativi a quello di Marco Betta. Per quest’ultimo, quindi, la strada sembra in salita. Convincere Fratelli d’Italia non sarà facile. Ma a giocare a suo favore potrebbe essere il tempo. L’interim a cui è soggetto il Teatro Massimo non può andare avanti all’infinito e la sostanziale inerzia dalla capitale fa pensare che la rosa dei profili da piazzare nello storico luogo di cultura palermitano non sia poi così alta.

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