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Teatro Massimo, perplessi i sindacati: “Non capiamo perché non abbia una stagione estiva degna del suo nome”

martedì 4 Giugno 2019
palermo teatro massimo
Teatro Massimo

Un primo passo è stato fatto, ha segnato l’inizio di un progetto di sviluppo, occupazione e qualità artistica ben più ambizioso. Ora c’è bisogno di altro – dichiara il segretario Slc Cgil Palermo, Maurizio Rosso –  Da anni ci chiediamo perché che il teatro Massimo non abbia una stagione estiva degna di questo nome. Con un teatro come il Verdura, la nostra Arena di Verona, potremmo avere una stagione di due-tre mesi di opere, balletti e concerti. E’ inammissibile che altre organizzazioni portino al Verdura opere liriche intere e che non sia il Teatro Massimo a farlo. Ci appelliamo al presidente della Fondazione Leoluca Orlando: promuovere lo sviluppo artistico e l’occupazione, in una città in cui il turismo estivo è in aumento, sarebbe fondamentale“.

L’Slc chiede che non venga rinnegato il lavoro svolto fin qui. “Le componenti istituzionali, sindacali e datoriali della Fondazione Teatro Massimo di Palermo hanno affrontato questo periodo di difficoltà oggettive per tutte le fondazioni liriche sinfoniche italiane con grande senso di responsabilità, mettendo attorno ad un tavolo programmi di risanamento concreti. Adesso si vada avanti“.

Oltre alla stagione estiva al Teatro di Verdura, gli altri obiettivi individuati dalla Slc Cgil sono: la stabilizzazione dei precari, la piena realizzazione del contratto di secondo livello, gli interventi  di alta tecnologia in palcoscenico per raddoppiare le produzioni, la trasformazione e digitalizzazione del teatro, progetti di marketing e il reperimento di sponsor significativi, la rivendicazione dei 22 milioni di euro del masterplane destinati al Teatro Massimo, la progettazione di un piano per il merchandising, il ripristino di una direzione artistica come elemento fondamentale della Fondazione.

E ancora:  il rilancio della sartoria teatrale e dei laboratori di Brancaccio, con annesse accademie rivolte ai giovani per la realizzazione di arti e antichi mestieri. E un’accademia della Danza “per l’affermazione di un’espressione artistica unica per il teatro e per dare un segnale dopo la chiusura vergognosa dei corpi di ballo in dieci fondazioni italiane su quattordici”. Infine, un  progetto di collaborazione con tutte le istituzioni culturali palermitane.

Questi gli elementi fondativi di un cammino che condurrebbe certamente la Fondazione ai livelli di eccellenza che merita e che meritano tutti i lavoratori del Teatro. Per fare tutto ciò c’è bisogno di senso di responsabilità, competenza e unità sindacale – aggiunge Rosso – Questo progetto non può essere lasciato all’improvvisazione o alle trovate di qualche dirigente datoriale, politico o sindacale. Il Teatro Massimo merita una classe dirigente seria e preparata, capace di progetti di sviluppo che diano risposte alle istanze dei lavoratori e alla città“.

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