“Il G7 di Taormina sarà d’esempio all’Italia per i prossimi appuntamenti di questo livello ed è un modello che deve renderci orgogliosi di come sono andate le cose”. Lo ha dichiarato il Ministro dell’Interno Marco Minniti tornando sul G7 e sulla perfetta macchina organizzativa che ha garantito la sicurezza al vertice dei sette grandi, sconfiggendo le paure e le ansie della vigilia sul rischio di attentati ma anche scongiurando incidenti al corteo del “No G7”.
“Il complesso ed articolato dispositivo di sicurezza che abbiamo messo in atto – ha spiegato Minniti – ha consentito il regolare e assolutamente sereno svolgimento del Vertice del G7. Abbiamo dato un’immagine altamente positiva del nostro Paese in tutto il mondo”.
Minniti ha anche richiamato l’eco del recente attentato di Manchester: “Non c’è nulla di più sconvolgente e inaccettabile della violenza che colpisce il cuore dell’Europa, che colpisce i giovani durante un momento di festa. Nel momento in cui tante vite vengono spezzate in modo così brutale, è nostro dovere interrogarci. Abbiamo di fronte una grande sfida, che è quella del terrorismo internazionale, che punta a prenderci la vita e a rubarci il futuro. Per far fronte alle paure, la sinistra non si approccia biasimando quelli che hanno paura, la sinistra li ascolta e li comprende, sta vicino a loro. È questa la grande differenza tra noi e i populismi. Se una sinistra riformista non si prende cura dei più deboli, ma di cosa si occupa? È questo il cuore della questione. Tornando al tema della sicurezza, è normale guardare le statistiche. Ma sono anche perfettamente consapevole che nel momento in cui affronto un ragionamento con i miei connazionali, non posso limitarmi ai numeri”.
A Taormina, d’altronde, sono stati impegnati 7.151 operatori, ripartiti esattamente in 2.112 addetti della Polizia di Stato, 1.722 Carabinieri e 1.294 della Guardia di Finanza e 2.023 Forze Armate; 770 unità dei reparti mobili, 60 unità della Polizia ferroviaria, 105 unità della Polizia scientifica, 16 tiratori scelti e 20 artificieri. Ma oltre i numeri, secondo Minniti c’è di più. Nella sfida del dover fare il possibile per prevedere anche l’impossibile è sceso in campo anche il sentimento e la voglia forte di proteggere la comunità.
“La sicurezza che abbiamo messo in campo a Taormina, in fondo, è un sentire, un sentirsi, un sentimento. Dobbiamo riuscire a trasmettere un messaggio che garantisca l’idea e il sentimento della sicurezza. Quel sentimento è un elemento importante per la vita di ciascuno di noi. Ora tante famiglie si trovano davanti a una drammatica sfida e si interrogano per esempio se devono o no mandare i propri figli a un concerto. Il mio compito è quello di dire ‘sì, li dobbiamo mandare’ e di lavorare per garantire il massimo della sicurezza. La cosa più sbagliata da fare è quella di barattare sicurezza e libertà. Non lo possiamo fare. Quando qualcuno dice che di fronte a una sfida drammatica per la sicurezza dobbiamo rinunciare a un po’ della nostra libertà, quel qualcuno è un cattivo maestro. Sicurezza e libertà devono stare insieme e sono il cuore della vera sfida riformista”.
“Se vogliamo avere un’idea moderna di sicurezza – ha proseguito Minniti – dobbiamo tenere certamente conto delle direttrici nazionali, ma anche delle specificità locali e per farlo c’è bisogno di collaborare con i sindaci, con chi il territorio lo conosce bene. Occorre costruire quindi un modello di sicurezza. Per garantire la sicurezza di una piazza non può bastare che sia pattugliata dalle forze di Polizia. Serve, ma non basta. C’è bisogno che quella piazza sia illuminata, inserita in un modello di sviluppo urbanistico e di integrazione sociale. La parola sicurezza è qualcosa di più impegnativo del mero ordine pubblico. E quindi non la possiamo lasciare nelle mani di chi non la concepisce in questo modo. Tutte le vere sfide non si vincono solo sul piano della ragione. Gli appassionati vincono perché gli appassionati sanno trasmettere le loro idee”.