Le Squadre Mobili di Palermo e di Trapani e il personale del Servizio Centrale Operativo della polizia, su delega della Dda del capoluogo coordinata dal procuratore Maurizio de Lucia, hanno eseguito un decreto di fermo di 12 persone – 6 italiani e 6 tunisini – accusate di associazione per delinquere finalizzata al favoreggiamento dell’immigrazione clandestina. Farebbero parte di una organizzazione criminale con cellule presenti sia in Tunisia che in Italia, che gestiva un traffico di migranti tra il Paese nordafricano e le coste marsalesi. L’associazione organizzava viaggi su gommoni di lusso con motori di grossa cilindrata.
Due degli indagati sono ricercati. Uno è stato fermato a Cesena e uno in provincia di Venezia. Il trasporto, operato da esperti piloti a conoscenza della rotta tunisina e con la garanzia di non essere intercettati dalle navi militari, sarebbe avvenuto dietro il pagamento di somme che variavano dai 3 ai 6 mila euro, una cifra ben maggiore rispetto a quella richiesta per raggiungere l’Italia con le ordinarie imbarcazioni fatiscenti ed affollate usate dai trafficanti. Sui gommoni vip viaggiano massimo venti profughi. In particolare, l’inchiesta ha svelato il ruolo svolto dalla cellula marsalese, composta da italiani e tunisini incaricati di assicurare il supporto logistico attraverso la ricerca e la predisposizione dei natanti usati per il viaggio e il reclutamento degli scafisti scelti tra tunisini residenti in Italia.
Le indagini avrebbero consentito di individuare la presenza, nella cellula marsalese della banda, di un tunisino, richiedente protezione internazionale, indiziato di essere uno dei capi dell’organizzazione. L ‘uomo sarebbe un ex poliziotto tunisino, corrotto. L’indagato sarebbe in stretto contattato con il massimo esponente del gruppo criminale attivo in Tunisia che selezionava i migranti anche attraverso complici e decideva condizioni e prezzo del trasporto.
Sono stati arrestati 8 presunti scafisti, tutti di nazionalità tunisina, per favoreggiamento dell’immigrazione clandestina. Gli arresti in flagranza sono stati eseguiti nel corso di quattro distinti sbarchi, avvenuti sulle coste marsalesi tra il 29 giugno e il 15 settembre scorsi . Quattro persone sono state indagate anche per resistenza a navi da guerra, avendo tentato la fuga nonostante l’intervento di imbarcazioni della Guardia di Finanza, giunte in soccorso dei gommoni. In un’occasione, gli scafisti avrebbero ordinato di sparare contro la nave militare dei razzi luminosi. I migranti che l’organizzazione avrebbe introdotto clandestinamente in Italia sono 73, tra cui 12 minorenni e 6 donne. Tutti sono stati soccorsi e identificati subito dopo l’approdo sulle coste marsalesi.
Tra i profughi, 19 sono stati arrestati per reingresso illegale nel territorio nazionale e 4 in esecuzione di un provvedimento definitivo di condanna per reati contro il patrimonio e spaccio di droga. La Polizia ha anche sequestrato 4 gommoni messi a disposizione dalla cellula italiana della banda attiva a Marsala. Le indagini hanno accertato che uno degli indagati italiani avrebbe ricevuto da un altro componente dell’organizzazione di origine tunisina 90 mila euro. Nel corso delle fasi operative sono state eseguite diverse perquisizioni.