Non è passato inosservato a Palermo il referendum popolare che domenica 24 novembre a Bolzano ha decretato, con un secco “NO” (70%), l’addio al progetto del tram.
Il risultato – seppur non giuridicamente vincolante per la Giunta comunale – ha portato comunque il sindaco del Capoluogo Trentino a prendere subito atto della sconfitta: “Il progetto è morto e sepolto”, ha detto. Da qui il coro di richieste di dimissioni da parte della Lega e del M5S.
E approfittando della scia di quanto avvenuto a Bolzano, adesso in Consiglio Comunale a Palermo sembra timidamente muoversi qualcosa.
A partire dalla Lega, che col suo capogruppo Igor Gelarda, vorrebbe mettere alle strette Leoluca Orlando: «Quello che è stato fatto a Bolzano è un referendum consultivo popolare, quindi è un atto politico che non obbliga il sindaco a nulla. Tuttavia è un forte segnale politico se il 70% dei cittadini dice no al tram. In linea teorica anche a Palermo si potrebbe fare questo referendum, anche se sarebbe una sorta di petizione.
La Lega sta valutando l’ipotesi di lanciare questa idea anche a Palermo. Il tram così come l’ha pensata il sindaco è un’idea ormai superata; ci sarebbe la MAL (la Metropolitana Automatica Leggera, ndr) che è molto più usata in Europa, ma soprattutto non c’è una progettualità unica sul problema del traffico a Palermo. Stanno andando avanti a spezzoni, a spot, senza un mosaico unico».
Dello stesso avviso è la consigliera Giulia Argiroffi (ex M5S, ora al Gruppo Misto) che ha più volte sottolineato la mancanza di progettualità e partecipazione: «Palermo ha nello Statuto comunale la possibilità di fare un referendum cittadino, ma manca il Regolamento che dovrebbe fare il Consiglio. Sarebbe un’operazione preziosa coinvolgere la cittadinanza, anche se credo che – per un tema così complesso – la risposta sul tram non debba darla solo il cittadino: sarebbe meglio il parere di tecnici ed esperti, sulla base di analisi e pianificazione. Ci sono strumenti scientifici per valutare se il tram è la soluzione migliore per la città, oltre che sostenibile (in senso economico, ambientale e sociale). Visto che manca la pianificazione, sarebbe prezioso conoscere almeno cosa ne pensano i cittadini. Se il sindaco ha coraggio – attacca – che lo faccia anche qui questo referendum popolare. Non si nasconda dietro la mancanza di un Regolamento (che si può fare anche ad hoc per questo singolo caso). E vediamo così se la città apprezza o meno le imposizioni della Giunta Orlando».
«Prima – prosegue Argiroffi – hanno deciso di fare 7 nuove linee di tram e poi hanno presentato il PUMS (Piano urbano della mobilità sostenibile, ndr). Il PRG ancora manca… insomma non c’è partecipazione e trasparenza. I fondi del Patto per Palermo (198 milioni) basteranno solo per due linee, hanno fatto male i conti. Anche perché parte della Linea 2, da piazza Boiardo (Notarbartolo) dovrà essere smantellata. Insomma il tram è una decisione presa d’imperio e imposta da Orlando: se l’eventuale risposta della città con un referendum fosse uno schiacciante NO, a quel punto il sindaco come fa a non tenerne conto?», chiede.
Ma a gettare acqua sul fuoco è un altro esponente dell’opposizione a Sala delle Lapidi: Fabrizio Ferrandelli. Il leader di +Europa spiega infatti che «Lo strumento del referendum popolare a Palermo purtroppo non è previsto. A noi in realtà interesserebbe. Basterebbe fare una delibera di iniziativa Consiliare per regolamentarlo. Il problema è che nel nostro Consiglio Comunale che dorme su tutto e non si riesce a fare neanche gli atti ordinari, figurarsi il Regolamento per il referendum. Anche se ci riunissimo tutti i consiglieri di opposizione, non basterebbero i numeri. È una battaglia antica… Orlando è un sindaco antidemocratico, visto che lui dice: “decido io!”. Se lui fa davvero l’ordinanza per estendere l’orario della ZTL io sarò il primo firmatario di un ricorso al TAR, poiché c’è una legge regionale che la vieta. Lui non ha rispetto delle leggi democratiche», attacca Ferrandelli.
Che sul tram aggiunge: «Io sono sempre stato contrario.
Preferirei i bus elettrici poiché sono vetture ecologiche, ad impatto zero, con postazioni di ricarica per i cellulari, Wi-Fi all’interno. Il tram sarebbe un intervento urbanisticamente pesante, poiché è una struttura fissa. Metti che tra 20 anni devi cambiare l’assetto viario, costruire una bretella, o cambiare il flusso di traffico, se le rotaie le hai costruite te le piangi. Invece con i bus elettrici su gomma i cambiamenti si possono anche fare. Farò battaglia insieme agli altri consiglieri. Se il referendum popolare si potesse fare, sarebbe bello. Ma sono consapevole dei limiti normativi del Comune di Palermo. E poi, conoscendo Orlando – dice sorridendo – se ne fregherebbe di un eventuale NO al tram da parte dei cittadini».
Anche Sabrina Figuccia (Udc) è d’accordo: «Io presentai già due anni fa la proposta di referendum popolare sulla ZTL. Sarei la promotrice in pectore del referendum contro il tram, non perché contraria all’opera in sé, ma perché il tram è sostanzialmente in perdita, e la prima tranche è risultata fallimentare per le casse dell’Amat. Chiediamo allora ai cittadini se sono d’accordo o meno. Certo, – aggiunge – da Orlando (che in questi giorni ha zittito la sua stessa maggioranza sul caso ZTL) c’è da aspettarsi che ignori la volontà popolare».
Intanto, dal Comitato “PerPalermo” che nei mesi scorsi ha presentato un ricorso contro il PUMS, Roberto Bissanti dice: «Io vivo anche a Bolzano e non ho votato al referendum dato che sono residente a Palermo. Non mi sembrava corretto, dato che lì sono “ospite”. C’è stata una vittoria schiacciante dei NO al tram, quindi il progetto è morto e sepolto.
Io penso che a Palermo è necessaria solo la tratta che prolunga la di viale Regione Siciliana, dal Ponte Calatafimi fino a Orleans e alla Stazione Centrale, per collegarla alla Linea 1, e metterla a sistema. In ogni caso credo che sarebbe giusto dare ai palermitani la possibilità di esprimere il proprio giudizio su questa opera. Senza imposizioni dall’alto».
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