Il mercato immobiliare ha subìto negli ultimi anni gli effetti di una forte inflessione economica. La crisi ha portato a una diminuzione del valore delle case sia da un punto di vista delle potenzialità d’investimento, sia sul fronte delle compravendite. E a risentire di questo calo sono soprattutto i Comuni, che non riescono più a contrastare efficacemente l’evasione di alcuni tributi locali come l’Imu o la Tari.
Se possedere un’abitazione di proprietà veniva considerato sintomo di ricchezza fino a qualche decennio fa, oggi questa certezza è definitivamente crollata. L’appetibilità economica di un immobile come finalità ultima di investimento è diminuita e ne sono la conferma anche i dati diffusi dall’Ufficio studi del gruppo Tecnocasa. Questi descrivono per il 2023 un calo complessivo delle compravendite in Sicilia, che supera anche la soglia del -10% ad Agrigento e sfiora punte del -15% a Caltanissetta.
La tendenza è più accentuata nelle aree interne rispetto a quelle costiere, ma riguarda anche le zone dei capoluoghi di provincia. I valori immobiliari reggono ancora in alcune realtà turistiche, ma nella stragrande maggioranza dei casi hanno subìto un vero e proprio crollo, specie per i Comuni montani e dell’entroterra siciliano.
Ciò vale sia dal punto di vista degli acquirenti che degli alienanti. Questi ultimi, infatti, soprattutto nelle aree più interne della Sicilia sono costretti a “svendere” gli immobili piuttosto che cederli a un giusto prezzo. A questa scelta, spesso sofferta, si arriva a causa degli oneri economici. Anche le locazioni, infatti, sono rare. Il canone permetterebbe ai cittadini non tanto di perseguire degli obiettivi speculativi, quanto di coprire i costi dei tributi locali.
Questa situazione si ripercuote indirettamente anche sulla conseguenziale evasione dell’Imu. Come dichiara Mario Emanuele Alvano, Segretario generale di Anci Sicilia: “Queste condizioni generano uno dei tanti fattori a causa dei quali non vengono pagati i tributi locali, dal momento che la casa non risulta più una ricchezza ma un peso economico, ma non ci si preoccupa neppure di fare la manutenzione di quegli immobili che vengono anche abbandonati a sé stessi”.
Lo stesso abbandono, tuttavia, è patito anche dalle Amministrazioni che da anni si ritrovano a dover affrontare il problema, ormai divenuto strutturale, in quasi totale autonomia. La fase di accertamento spetta ai Comuni nel cui territorio si trovano gli evasori e di conseguenza la spesa per la gestione di questi aspetti grava soprattutto sulle casse degli enti locali, specie dopo l’introduzione del federalismo fiscale. Molte amministrazioni, infatti, non solo non ricevono una rilevante parte delle entrate economiche, ma sono spesso chiamati a impiegare ingenti somme di denaro per la messa in sicurezza degli immobili pericolanti.
La situazione è ancora più preoccupante se si pensa che nel 2020, in base ad alcuni dati nazionali diffusi da Openpolis, dopo l’Irpef per il lavoro autonomo, il secondo tributo più evaso in Italia è rappresentato da Imu e Tasi, che insieme costituiscono il 25% dell’evasione fiscale italiana. È ancor peggiore la situazione in buona parte delle Regioni del Mezzogiorno. Le attività di controllo risultano quindi essenziali e strategiche per i Comuni.
Se da un lato le somme non versate dai contribuenti sono ingenti, dall’altro lato desta qualche perplessità la spesa pro capite che in media gli enti locali dell’Isola rivolgono per la gestione dei tributi. In Sicilia nel 2021 è stato pari a 17,88 euro a persona, contro una media italiana di 26,12 euro.
LA TASSA SUI RIFIUTI (TARI)
Problematiche ancor più numerose emergono per quanto riguarda la Tari, per la quale i livelli di riscossione in Sicilia sono ancora più bassi che per l’Imu. Proprio in questo campo Anci Sicilia si è mossa nelle ultime settimane per provare a risolvere il rebus del costo dei rifiuti siciliani. Il Segretario generale di Anci Sicilia, intervistato ai microfoni de ilSicilia.it ha dichiarato: “C’è una difficoltà persistente. Questo è un tema che c’era nel 2014 come c’è ancora nel 2024. Bisogna quindi interrogarsi su quali azioni di sostegno mettiamo in campo e quali diverse scelte normative andrebbero previste”.
In base ai risultati di un Dossier presentato recentemente da Anci Sicilia, infatti, è emerso che nell’Isola il costo dei rifiuti è almeno doppio rispetto che in altre Regioni italiane. “Questo costo è attribuibile in buona parte al fatto che l’impiantistica è ancora insufficiente rispetto alle reali esigenze regionali. – prosegue Mario Emanuele Alvano – Abbiamo anche presentato un ricorso all’Antitrust per capire se il prezzo che subiscono i Comuni sia congruo o meno.”
I gestori dei rifiuti in Sicilia, infatti, sono pochi e questo determina un innalzamento dei costi di smaltimento, come diretta conseguenza del funzionamento di ogni mercato di tipo oligopolistico.
Queste difficoltà rappresentano dei fattori di contesto certamente rilevanti che, seppur non giustificano gli scarsi risultati nella lotta all’evasione dei tributi locali, quantomeno spiegano le impervie circostanze in cui le amministrazioni sono costrette a muoversi.