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Turismo, l’appello delle imprese dell’ospitalità: “Servono aiuti urgenti”

giovedì 25 Giugno 2020

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Stremata e paralizzata. Versa in questo stato la filiera del settore ospitalità dopo il lockdown e nell’attuale groviglio di dubbi e timori generati dalla pandemia da coronavirus. Un motore fondamentale del Paese che, assommando le imprese dei i servizi necessari a turisti e viaggiatori- dal comparto ho-re-ca a quello della ricettività alberghiera e extra alberghiera – vale, con l’indotto, quasi il 35% del Pil nazionale.  Ma che senza interventi tempestivi di governi e regioni, rischia di fermarsi, con conseguenze pesanti sull’intera economia nazionale.

Salvo Longo
Salvo Longo

Pur essendo  la Sicilia tra le realtà italiane che hanno subito meno l’impatto sanitario del virus, le aziende di questo macro settore stanno scontando una pesante crisi di liquidità. E la ripresa, da gestire con i nuovi protocolli imposti dal governo, viene da queste percepita come un vero e proprio suicidio. Gli aiuti che urgono si chiamano regole chiare, finanziamenti per ridare linfa alle aziende delle ricettività, che adesso vanno avanti con incassi al 20 o 30 per cento e azioni per potenziare l’immagine di un territorio in cui si può viaggiare e soggiornare in sicurezza. Un appello ribadito oggi in un incontro a Palazzo delle Aquile dai rappresentanti del Movimento Imprese dell’Ospitalità (M.I.O). Dice il vicepresidente nazionale e referente regionale Salvo Longo: ““A partire dalle sue località traino, come Taormina e Cefalù e Palermo, il turismo siciliano si basa essenzialmente sull’incoming dall’estero, ma mostra desso un vuoto notevole. Basta percorrere via Vittorio Emanuele nel capoluogo o Corso Umberto a Taormina per rendersene conto. La riduzione del volume di affari viaggia su percentuali drammatiche: adesso il volume d’affari  si è ridotto dell’80 per cento ”.

Indispensabile quindi – continua Longo – “attivare iniziative di marketing più efficaci per indurre i turisti stranieri a tornare in Sicilia. Ma per farlo occorre potenziare l’offerta dei collegamenti aerei con le città europee”.

Paolo Bianchini
Paolo Bianchini

Nelle principali città dello Stivale “gli unici locali tornati a ‘correre’ sono, tra pub e cocktail bar , quelli in cui si possono consumare i cosiddetti aperi-cena: questo perché le persone hanno più voglia di reincontrarsi in maniera informale dopo l’atmosfera pesante dei mesi scorsi- spiega Paolo Bianchini, presidente nazionale del M.I.O. A essere letteralmente ‘saltata’ è invece il ‘la scelta delle cene nei ristoranti: “locali che ormai – anche in Sicilia – lavorano su livelli non superiori al 30 % rispetto all’anno scorso“. La situazione è grave sul fronte della cassa integrazione.  “Se il governo obbliga a non licenziare fino al 17 agosto, ma la cassa integrazione scade l’11 luglio, chi pagherà? – chiede Bianchini . Senza soluzioni da Roma “da qui a settembre  c’è il rischio che il 50% di queste attività sarà costretto a tirare i remi in barca”.

Inoltre sottolineano i rappresentanti del M.I.O. occorrono norme più eque, basate su più approfondite analisi degli ambienti in cui si articola soprattutto il comparto della ristorazione . “Il riferimento è  – dice Bianchini – ai protocolli che obbligano gli addetti alle cucine a utilizzare mascherine  che finiscono per essere soffocanti in quegli ambienti a alte temperature e guanti che finiscono per squagliarsi sui manici di pentole e padelle. Situazione ben diversa invece per altre attività: per esempio le discoteche, dove  i controlli di sicurezza sono solo agli ingressi e non certo nel mezzo delle piste da ballo“.

Scenario drammatico anche per il comparto dei bed & breakfast.  A Palermo, tanti che hanno chiuso non riaprono. “Appena una settimana dopo i fatti di Codogno ho registrato un tracollo di oltre il 90% delle prenotazioni, ” racconta Dario Galvano, titolare del bed & breakfast Novecento, struttura all’interno di un grande appartamento d’epoca in via Roma, al momento chiusa. “Molti titolari di b&b stanno convertendo le proprie strutture in case vacanza, ma questa soluzione è valida solo per chi possiede immobili di piccolo taglio, adatti alla richiesta di una o due famiglie che viaggiano insieme. Così continuando, l’alternativa è convertire l’attività in affittacamere per gli studenti fuori sede”.

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