Ogni 55 minuti si apre un nuovo fascicolo per reati contro gli animali in 140 Procure Ordinarie. I principali reati non riguardano solo l’uccisione e il maltrattamento, ma anche l’organizzazione di spettacoli e combattimenti, l’abbandono, la detenzione incompatibile, le violazioni venatorie e il traffico illecito di cuccioli.
Circa il 70% dei criminali violenti ha iniziato il proprio percorso abusando di animali.
Sono questi i dati emersi stamani al convegno “Una sfida della medicina veterinaria: l’importanza dell’approccio multiprofessionale e multidisciplinare al contrasto dei reati a danno degli animali”, presso l‘Ordine dei Medici di Palermo.
“Ci occupiamo di salute ed è una sola. Tutti noi viviamo nello stesso ambiente, a stretto contatto con animali che ci fanno stare bene. Per questo è necessario costruire reti solide ed unire mondi diversi per affrontare sfide comuni – ha sottolineato con decisione il presidente dell’Omceo Toti Amato -. Questo implica aggiornare aggiornare i nostri iscritti non solo dal punto di vista scientifico, ma anche etico e antropologico”.
“La giornata di oggi nasce per rimarcare maggiormente la necessità di dare un approccio scientifico a determinate materie – aggiunge il presidente degli Ordini dei Medici Veterinari della Sicilia, Luigi Zumbo, organizzatore dell’evento -. Troppo spesso prevalgono l’emotività e il sentimento, ma per affrontare e prevenire questi reati serve un metodo razionale, aggiornato e interdisciplinare. Non sono solo i veterinari a dover intervenire: la complessità del tema richiede il contributo di più professionalità”.
La legge
“Ancora oggi, nel 2025, gli animali non sono riconosciuti come soggetti di diritto, ma vengono giuridicamente trattati come oggetti o beni reperibili. Un limite che compromette in modo significativo la possibilità di tutelarli in maniera efficace“. A sottolinearlo è Maria Forti, sostituto procuratore della Repubblica, evidenziando che: “Gli strumenti giuridici attualmente a disposizione sono ancora troppo pochi e spesso insufficienti a garantire una protezione concreta e duratura. Il nostro ordinamento, inoltre, tutela gli animali non come soggetti di diritto, ma solo in quanto oggetto del sentimento umano. È un limite evidente – ha spiegato – ma anche una traccia di cambiamento. Così com’è successo in passato per altri ambiti, anche per la tutela animale la normativa si evolverà, seguendo il sentire collettivo”.
Forti ha auspicato la costruzione di una sinergia strutturata tra magistratura, medici, forze dell’ordine e istituzioni politiche, per rendere più efficace il contrasto ai reati contro gli animali. Un obiettivo possibile solo attraverso un lavoro coordinato e un utilizzo mirato degli strumenti esistenti, che restano oggi tra i pochi realmente operativi.
“È urgente una riforma – ha aggiunto – che riconosca finalmente agli animali uno status giuridico coerente con la loro natura di esseri senzienti. Senza questo passo, ogni sforzo rischia di rimanere incompleto e fragile”.
La Medicina Veterinaria Forense
Sul fronte tecnico-scientifico, il prof. Orlando Paciello, ordinario di anatomia patologica e patologia forense veterinaria all’Università Federico II di Napoli, ha sottolineato come la medicina veterinaria forense stia guadagnando terreno.
“È una disciplina sempre più strutturata, chiamata a rispondere a una forte domanda sociale di giustizia per gli animali. Oggi la loro tutela non è più un’opzione, ma un tassello fondamentale del concetto di One Health, dove salute umana, animale e ambientale si intrecciano”.
Paciello ha anche insistito sulla necessità di usare un linguaggio più rispettoso e scientifico, invitando a sostituire il termine “carcassa” con “cadavere” quando ci si riferisce a un animale morto in contesti forensi: “Il linguaggio conta, soprattutto quando vogliamo affermare il valore della vita animale. E qualcosa sta cambiando: una nuova sensibilità si sta facendo strada tra gli operatori, e presto, inevitabilmente, anche la legge dovrà adeguarsi”.
La formazione
Massimo Midiri, a conclusione ha sottolineato l’impegno dell’ateneo sull’interconnessione tra salute umana, animale e ambientale.
“Siamo qui per ribadire l’attenzione dell’Università verso il mondo animale, che si inserisce in una visione più ampia e integrata della salute. Un passo importante in questa direzione è stato l’avvio, a partire da settembre, della nuova Facoltà di Medicina Veterinaria, la prima nella storia di Palermo, coronamento di un progetto inseguito da oltre cinquant’anni.
“Il nuovo corso includerà anche la costruzione di un ospedale veterinario pubblico a conduzione universitaria, un presidio strategico non solo per la formazione degli studenti, ma anche per la sicurezza ambientale e sanitaria del territorio. Questo progetto – ha aggiunto Midiri – rappresenta un’opportunità per i nostri giovani, che non dovranno più emigrare per diventare veterinari, ma anche un investimento in prevenzione, soprattutto in un contesto come quello siciliano, dove la zootecnia è un settore delicato e dove il rischio di trasmissione di malattie dagli animali all’uomo è concreto. La presenza di professionisti formati su questi temi è una garanzia per il futuro”.