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il 24 febbraio 2022

Ucraina: un anno di guerra tra stragi, social e paura del nucleare. Cosa succederà?

venerdì 24 Febbraio 2023

Erano circa le 4 del mattino in Italia quando, il 24 febbraio 2022 Vladimir Putin lanciò in Ucraina “l’operazione militare speciale”. Un’espressione quasi inedita nel linguaggio militare che tradotto ha un solo significato: guerra.

In pochi minuti tutte le prime pagine, le edizioni speciali delle televisioni di tutto il mondo, dei siti internet e sui social hanno iniziato a trasmettere i moniti e le minacce del Presidente russo, pronto e determinato ad andare dritto per la sua strada, dopo che anche gli ultimi tentativi diplomatici per evitare il conflitto erano falliti. L’obiettivo? La “denazificazione” dell’Ucraina.

Inizia così un lungo calvario, avviato con l’attacco alla regione del Donbass, con le due repubbliche separatiste di Donetsk e Lugansk, e che oggi rischia persino di estendersi su altri fronti molto caldi: Transnistria, Moldavia e Georgia.

Ad un anno preciso dell’invasione dell’Ucraina, l’Alto Commissariato Onu per rifugiati, l’Unhcr, stima almeno 18.955 vittime civili. Più di 8 milioni avrebbero lasciato il paese e 5,3 milioni di persone sarebbero state costrette a vivere da sfollati all’interno del territorio ucraino. Le stragi sicuramente rimaste più intatte nell’immaginario collettivo sono sicuramente quelle di Bucha e Irpin.

Dati ancora più angoscianti se si scava nel profondo. Un report diffuso pochi giorni fa da Save the Children mostra come dall’inizio del conflitto in Ucraina siano stati uccisi 438 bambini e feriti 851. Ogni giorno, le bambine e i bambini in Ucraina, sono esposti a violenze, torture e distruzione. Non a caso infatti, pochi giorni fa, il ministro degli Esteri di Kiev, Dmytro Kuleba parlando alle Nazioni Unite, aveva accusato la Russia di aver “commesso ogni tipo di crimini contro gli ucraini negli ultimi nove anni, violando ogni parte della dichiarazione universale dei diritti umani” sottolineando come “il più orribile è il trasferimento forzato e la deportazione dei bambini ucraini in Russia” chiedendo quindi di “istituire un tribunale speciale per i crimini russi“.

I bombardamenti non hanno nemmeno risparmiato scuole ed ospedali. Dallo scoppio della guerra ci sono stati 703 attacchi accertati a operatori e strutture sanitarieche hanno portato a una significativa riduzione della capacità di assistenza sanitaria nel Paese, e almeno 2.619 istituti scolastici sono stati danneggiati e più di 406 sono stati interamente distrutti.

Un’altra distruzione, più silenziosa, sarebbe anche in atto e riguarda molto da vicino gli ecosistemi, e la flora e la fauna che li compongono. Come evidenziato da Greenpeace l’allarme è anche di tipo ambientale. La guerra ha provocato incendi, danneggiato habitat, inquinato acqua, aria e suolo e i bombardamenti dei siti industriali hanno provocato ulteriori contaminazioni. Gli ossidi di zolfo e di azoto possono provocare piogge acide che bruciano la vegetazione e sono anche estremamente pericolose per l’uomo e la fauna. Da ciò ne consegue che dall’inizio del conflitto siano stati danneggiati circa il 20% delle aree naturali protette del Paese e 3 milioni di ettari di foresta.

Ma ciò che sicuramente caratterizza di più la tragedia in atto in Ucraina è il fatto di essere una guerra estremamente moderna. Una guerra quindi combattuta non solo sul campo ma anche in rete. Secondo i dati del rapporto sulla sicurezza informatica di Mandiant, società di sicurezza ora parte di Google, nel 2022 gli attacchi informatici russi nei paesi Nato sarebbero aumentati del 300%, con una crescita del 250% nella sola Ucraina. Secondo l’analisi dal titolo “Fog of the war: how the Ukraine conflict transformed the cyber threat landscape”, gli aggressori informatici hanno preso di mira l’Ucraina concentrandosi sul governo e sulle istituzioni militari, ma anche sulle infrastrutture critiche, i servizi pubblici e i media. I picchi di attacchi si sono registrati all’inizio dell’invasione, nei primi quattro mesi.

Il volto nuovo di questa guerra riguarda fortemente anche il ruolo giocato dai social: dai canali Telegram usati per diffondere più facilmente notizie, video e immagini, senza o con poche censure, ai tweet per diffondere annunci o aggiornamenti in tempo reale, come spesso ha fatto il Presidente ucraino Zelensky, fino ai messaggi e i post su Instagram e Facebook che hanno creato una vera e propria rete di solidarietà.

Ma i social celano anche un lato oscuro. Meta, secondo il rapporto trasparenza sulla disinformazione, ha individuato e azzerato nel corso del 2022 centinaia e centinai di account, pagine e gruppi, su Facebook e Instagram, che diffondevano fake news a sostegno della Russia. Su Facebook, solo nel terzo trimestre dell’anno, sarebbero stati individuati 1.633 account e 703 pagine. Molto simile anche il lavoro svolto in questi mesi da Google, che nel suo rapporto sulla trasparenza destinato alla Commissione europea, ha spiegato di aver staccato un assegno da 10 milioni di dollari nel 2022 per frenare l’espandersi della disinformazione russa. Youtube ha dovuto cancellare 800 canali e 4 milioni di video che violavano le sue regole, mentre TikTok ha fatto sparire oltre 2.300 video incriminati tra ottobre e dicembre.

Un conflitto quello tra Russia e Ucraina che ha coinvolto dunque il mondo ma non solo dal punto di vista social ma anche economico. Gli strascichi delle tensioni hanno fatto cadere il mondo in una delle crisi energetiche più difficili dagli anni ’70, con l’impennata dei prezzi dell’energia, del carburante e delle materie prime in Europa e nel resto del globo. Il blocco sul petrolio russo e le sanzioni, per mesi campo di battaglia fra le compagini politiche, non sembrano però aver raggiunto i risultati sperati, o almeno per il momento.

L’inizio della guerra e le prime contromisure economiche occidentali sembravano aver segnato la fine per l’economia russa. Segnali, come la Borsa chiusa per un mese, il crollo del rublo, la previsione di una caduta dell’8% del Pil e dell’inflazione al 20% sembravano inevitabili. E invece, a 12 mesi dall’invasione, grazie soprattutto all’aumento dei ricavi di gas e petrolio, l’economia russa sembra ancora tener testa: il Pil è sceso “soltanto” del 2,5% e l’inflazione si è fermata all’ 11,5%. Il crollo dei prezzi previsto nel corso del 2023 potrebbe però aprire nuovi e inquietanti scenari per Mosca…

Dunque non ci spetta che attende e guardare cosa prospetterà il futuro. Attualmente la visione non è delle migliori, con lo spettro di una guerra nucleare che potrebbe scatenarsi da un momento all’altro. I timori che quest’ultima possa concretizzarsi arrivano dopo l’annuncio di Putin di voler sospendere la partecipazione della Russia al trattato New Start, che impone dei paletti sull’uso di armi nucleare.

 

 

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