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Il parere del Rettore di Unipa

Università, aumentano le iscrizioni ma gli studenti preferiscono i web-atenei

giovedì 29 Giugno 2023

Dopo un drastico calo delle immatricolazioni nell’A.A. 2021/2022, gli Atenei italiani sono tornati ad emettere un sospiro di sollievo. I dati del MUR, aggiornati a giugno, parlano chiaro: sono oltre 7.000 in più rispetto al 2021-2022 (dato di giugno dell’anno scorso), il 2,2 in più in termini percentuali.

Ben 329.817 sono i ragazzi che per la prima volta si sono immatricolati nelle università italiane nell’anno accademico in corso, il 2022/2023. Tra le quasi 330.000 nuove immatricolazioni è confermata la maggiore presenza femminile – 183.647 nuove iscritte, il 56% – rispetto a quella maschile – 146.170 nuovi studenti, il 44% -. Nel 2021/2022 gli studenti e le studentesse iscritte al primo anno erano, rispettivamente, 143.164 e 179.501.

Per quanto riguarda i corsi di laurea preferiti dagli studenti, rimane costante sul totale degli studenti la quota degli iscritti per l’area STEM (Scienza, Tecnologia, Ingegneria e Matematica): circa il 30% delle nuove immatricolazioni. Costanti anche i nuovi studenti per l’area economica, giuridica e sociale (35%) e per quella sanitaria e agro-veterinaria (17%). Confermate per questo anno accademico le opzioni per l’area artistica e letteraria (18%).

Si tratta di dati ancora provvisori (i definitivi saranno rilasciati in autunno) ma che confermano un aumento delle immatricolazioni significativo, che ha consentito di recuperare quasi tutto il calo dello scorso anno, e che fanno sperare in un rinnovato interesse per gli studi universitari.

NORD VS. SUD: COME PROCEDE L’ANDAMENTO DEL PAESE?

Il divario tra Nord e Sud è netto ed evidente. Moltissime sono le università che ad oggi non si sono ancora riprese dalla crisi degli iscritti dello scorso anno accademico, ma la situazione va migliorando man mano che si scende lungo lo Stivale. I casi più eclatanti sono Torino, Genova, Milano Statale e Milano Bicocca. Al Sud invece, spiccano su tutte – ma sempre in negativo – la Federico II di Napoli e l’Università degli Studi di Catania.

Ma questo andamento, come evidenziano i dati del MUR, riguarda solo una parte risicata degli atenei italiani. Per lo più infatti il trend tende ad essere positivo, come nel caso dell’Università degli Studi di Pavia, Parma e Bergamo al Nord e l’Università Parthenope di Napoli e l’Università del Salento al Sud, dove il numero degli iscritti risulta essere nettamente superiore persino rispetto all’A.A. 2020/2021.

Moltissime, infine, sono anche i casi in cui le Università sono riuscite a mantenere stabile il numero dei proprio iscritti. Una su tutte è proprio l’Università degli studi di Palermo, come ci conferma il Rettore Massimo Midiri: Noi siamo i primi della classe nel Sud. Abbiamo creato una vera e propria inversione di tendenza soprattutto nelle lauree magistrali, che sono il vero punto cruciale visto che mettono direttamente in contatto il mondo dell’istruzione con quello del lavoro”. 

Il Rettore ci ha spiegato che un simile risultato è stato raggiunto grazie “ad una campagna mediatica in cui abbiamo mostrato che il mondo dell’impresa palermitana è molto vicino all’Università e abbiamo messo mano alla cassa, risparmiando un milione di euro per finanziare i tirocini pre-laurea. L’obiettivo – continua Midiri –  è stato quello di fidelizzare lo studente dentro l’azienda, sperare in un futuro impiego, e modulare anche l’offerta formativa in base alle richieste delle aziende stesse. Quest’anno, il risultato di una simile manovra si è concretizzato in un +8% delle immatricolazione nelle lauree magistrali. A tutto ciò si è aggiunta anche la decisione di fare un orientamento diretto nelle scuole, non lasciando il compito ai funzionari ma andando io stesso. E’ stata la prima volta che il rettore di un ateneo è entrato nel mondo della scuola e ha raccontato in maniera semplice ai ragazzi quali sono le prospettive” conclude.

MA A COSA E’ DOVUTO QUESTO CALO DELLE IMMATRICOLAZIONI?

A questa domanda il Rettore Midiri ci ha fornito un interessante spunto. L’origine di tale fenomeno infatti, non va ricercato solo nel dramma del caro affitti che ha costretto molti studenti, da Nord e a Sud, a non poter perseguire gli studi fuori dalla propria città natale, ma anche nella pandemia.

I ragazzi si sono abituati a frequentare i corsi a distanza e quando sono tornate le lezioni in presenza, sono riemersi anche molti altri problemi come la necessità di pagare un affitto e la socialità mancata. Non dobbiamo dimenticare che abbiamo a che fare con ragazzi che hanno subito un trauma psicologico molto importante. Molti di loro hanno finito il liceo e iniziato l’università durante l’emergenza sanitaria e quei 2 anni e mezzo trascorsi a casa sono stati tragici”. Il Rettore infatti ci spiega che “gli studenti non hanno potuto vivere l’ingresso nel mondo universitario con tutte le dinamiche che esso comporta e a quel punto hanno probabilmente preferito le università telematiche“.

“Le università telematiche, infatti, attuano le stesse dinamiche che l’università pubblica ha dovuto adottare durante la pandemia da Covid-19 ma fornendo un’esperienza formativa del tutto diversa”. Non è un caso, dunque, che i “web-atenei” abbiano registrato un netto aumento delle immatricolazioni proprio negli anni dell’emergenza sanitaria. L’esperienza del lockdown, infatti, ha indotto le università tradizionali all’adozione della didattica a distanza comportando un cambiamento nella cultura accademica tradizionale.

Osservando la serie storica degli iscritti a distanza a partire dall’anno accademico 2010/2011 fino all’ultimo anno accademico disponibile (2021/2022), il trend degli iscritti a distanza è in crescita. Il MUR segnala che in particolar modo nell’anno accademico 2020/2021 – rispetto all’anno precedente – si registra il maggior incremento percentuale, pari al 30,8%.

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