“Se finora poteva essere anche accettato un atteggiamento di prudenza riguardo al vaccino facendo un rapporto costo-beneficio, e si poteva in qualche maniera pensare di aspettare e vedere l’evoluzione, il quadro epidemiologico, con la variante Delta, che abbiamo di fronte porta in qualche maniera come consiglio di affrettarsi a fare la vaccinazione prima dell’inizio della scuola“. Così all’ANSA il presidente della Federazione nazionale degli Ordini dei Medici (Fnomceo) Filippo Anelli sulla vaccinazione degli adolescenti.
Mentre per una spinta tra gli over 60 serve ora superare gli hub e coinvolgere “i medici di base”.
“La preoccupazione maggiore che noi abbiamo – afferma Anelli – è la ripresa scolastica perché come tutte le attività di comunità, quindi anche quelle scolastiche, il rischio che si possano instaurare dei focolai è molto alto e con la variante Delta diventa oggetto di una particolare preoccupazione”. E aggiunge: “Decidere insieme al proprio medico è la pratica prudenziale maggiore. Sui ragazzi c’è stata una doverosa preoccupazione da parte dei genitori. Nella fascia dai 12 anni le conseguenze di un Covid non sono drammatiche. Quelle drammatiche sono dai 50 anni in su. L’andamento epidemiologico a fine di maggio sembrava indicare che andavamo verso una stagione di tranquillità ma la variante Delta – afferma Anelli – rimette in moto un processo di preoccupazione perché si possono ripetere dei focolai come è successo nell’autunno scorso quando si sono anche riscontrati a scuola e poi hanno dilagato in famiglia. Non sappiamo la variante Delta quali effetti potrà avere anche sulle giovani generazioni. In questo quadro il rapporto costo- beneficio è assolutamente a favore del vaccino e mi pare che sia doveroso consigliare di fare il vaccino”.
Per la fascia degli over 60, invece, quello che sta avvenendo “è un tipico andamento delle campagne vaccinali. Sopra una certa soglia si incontra una restistenza a vaccinarsi, come avviene per l’influenza. Le percentuali più alte – dice il presidente Fnomceo – si sono avute quando i medici di famiglia sono scesi in campo perchè il rapporto di fiducia che lega il cittadino al proprio medico consente di fare delle scelte consapevoli rispetto ai rischi di una malattia o ai rischi connessi al vaccino”.
Quindi prosegue Anelli, “ce lo aspettavamo. Era una delle questioni che si sarebbe verificata negli hub perchè il rapporto di fiducia non è lo stesso che si ha con il proprio medico. Credo che sia necessario a questo punto mettere in atto meccanismi di coinvolgimento della medicina generale nel determinare un’ulteriore spinta alla vaccinazione soprattutto degli over 60. Lì dove questo è avvenuto le percentuali di adesione sono altissime”.
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