Probabilmente non mancano le anomalie, ma al momento non ci sarebbero profili di rilevanza penale. Per questo motivo, la Procura di Messina ha chiesto l’archiviazione dell’inchiesta sul depistaggio delle indagini sulla strage di via D’Amelio aperta a carico degli ex pm Carmelo Petralia ed Annamaria Palma.
Quindi, quello che è stato definito dalle sentenze come “uno dei più gravi depistaggi della storia giudiziaria d’Italia” è destinato a rimanere ancora un mistero.
I due magistrati facevano parte del pool che coordinò l’inchiesta sull’attentato costato la vita al giudice Paolo Borsellino e agli agenti della scorta. A entrambi si contestava il reato di concorso in calunnia aggravato dall’avere favorito Cosa nostra. Si occuparono infatti della gestione del falso pentito Vincenzo Scarantino.
Attualmente, restano sotto processo, ma a a Caltanissetta, tre poliziotti: il funzionario Mario Bo (ex capo del gruppo d’indagine Falcone Borsellino), e gli ispettori in pensione Fabrizio Mattei e Michele Ribaudo. Anche loro imputati per calunnia aggravata.
L’inchiesta di Messina era nata due anni fa con accertamenti richiesti dai magistrati di Messina, coordinati dal procuratore Maurizio De Lucia e dall’aggiunto Vito Di Giorgio.
Nonostante il ritrovamento di 19 bobine con strane telefonate al picciotto della Guadagna, gli ex pm Palma e Petralia, quindi escono dalle indagini.
La pm Palma addirittura era scoppiata in lacrime durante il processo: “Io a questo Stato ho regalato il 50% della mia salute oltre all’affetto che mi ha fatto perdere di mio figlio per avere poi che cosa? Per essere indagata ingiustamente. Mi scuso, ma questo cosa non la tollero, soprattutto perché mi trovo nelle condizioni di dovere essere attaccata dai familiari del giudice Borsellino che io ho adorato, non la tollero perché profondamente ingiusta”.
Mentre il pm Petralia si dichiarò “sconvolto per la macelleria mediatica”.
A quasi 28 anni da quel tragico 19 luglio 1992, dunque, restano ancora tante ombre.
Le false accuse dei pentiti, che per anni hanno retto a più vagli processuali, sono state smontate dalle rivelazioni del collaboratore di giustizia Gaspare Spatuzza. Dopo il pentimento dell’ex boss di Brancaccio, che si è accusato della strage e ne ha ricostruito la vera dinamica, i sette ingiustamente condannati (Cosimo Vernengo, Gaetano La Mattina, Gaetano Murana, Gaetano Scotto, Giuseppe Urso e Natale Gambino) sono stati scarcerati.
In una delle 13 domande di Fiammetta Borsellino allo Stato, la figlia del giudice ricordava che “il 26 luglio 1995 Scarantino ritrattava le sue dichiarazioni con un’intervista a Studio Aperto. Prima ancora che l’intervista andasse in onda, i pm Palma e Petralia annunciavano già alle agenzie di stampa la ritrattazione della ritrattazione di Scarantino, anticipando il contenuto del verbale fatto quella sera col falso pentito. Come facevano a prevederlo?“.
Una domanda ancora senza risposta.
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