E’ una proposta senza mezzi termini quella avanzata dai sindacati siciliani per stroncare il fenomeno degli appalti sottocosto presi dalle aziende che operano nel settore della vigilanza privata: il ritiro della licenza. Un fenomeno che non accenna a ridimensionarsi, nonostante le denunce e il coinvolgimento delle istituzioni locali e nazionali che dovrebbero controllare ed intervenire con ammonimenti e sanzioni nei confronti di coloro che non rispettano le regole. A farne le spese sono spesso i lavoratori costretti a subire tagli agli stipendi e licenziamenti.
“In assenza di controllo sia da parte dei committenti sia da parte degli ispettorati del lavoro e delle prefetture – spiega Marianna Flauto, segretario generale della Uiltucs Sicilia – le aziende che si aggiudicano gli appalti a certe condizioni spesso non applicano il contratto di settore, non rispettano le condizioni di sicurezza, non pagano gli straordinari e le indennità, non rispettano le regole del cambio di appalto e così via”.
E in merito alla procedura di licenziamento annunciata alcune settimane da Ksm, una delle società più grandi e importanti del settore, Flauto aggiunge: “La situazione è veramente molto delicata – prosegue – nessuno può pensare di avere la bacchetta magica e risolvere il problema. L’azienda ha sicuramente le sue colpe, spesso naviga a vista, ma anche le istituzioni competenti nel settore hanno le loro responsabilità”.
Assieme ai sindacati Filcams Cgil e Fisascat Cisl, la Uiltucs spiega che il settore della vigilanza privata opera in appalto, “spesso si tratta di appalti pubblici, aggiudicati a tariffe molto più basse del reale costo del lavoro, ma le commissioni deputate a verificare la regolarità e congruità dell’offerta guardano soltanto al risparmio del committente fregandosene dei lavoratori e delle previsioni contrattuali, sia per quanto concerne la parte economica sia normativa”.
Secondo Flauto “c’è probabilmente una precisa volontà politica che tiene in un ispettorato del lavoro importante come quello di Palermo, ad esempio, soltanto 5 o 6 unità di personale. Detto questo cosa, è chiaro che lo Stato e in questo caso la Regione dalla quale dipende l’ispettorato non hanno alcuna intenzione di garantire il rispetto della legge e dei contratti di lavoro, di contrastare il rischio di evasione fiscale e contributiva, che invece aiuterebbe a incrementare le entrate per lo Stato e a diffondere la cultura del rispetto delle regole. Quello che invece accade – conclude Marianna Flauto – è che viene trasmesso un messaggio esattamente inverso, ovvero che ognuno può fare quello che vuole, una sorta di anarchia diffusa che favorisce certe imprese”.
I sindacati ricordano quindi che vengano denunciate e sanzionate, anche con il ritiro della licenza, così come prevede la normativa, quelle imprese che non applicano il contratto di settore.