I cani restano a Palermo. La vittoria degli animalisti, nell’inquietante e ancora poco chiara vicenda del canile municipale, ha riempito nei giorni scorsi le cronache cittadine. Una vicenda che ha messo in seria difficoltà l’amministrazione comunale – a partire dal sindaco – apparsa impreparata all’impatto mediatico che ne è seguito e timorosa di mettersi contro una fetta di cittadinanza molto più folta e battagliera di quanto immaginasse, in piena campagna elettorale.
“Giù le mani dal canile di Palermo” è stato lo slogan che ha fatto il giro della rete – assurto a vero e proprio brand – coinvolgendo noti personaggi televisivi nazionali e creando in pochi giorni un irresistibile tam tam, che ha indotto il Comune a fare un passo indietro.
Ciò che impressiona, al di là del merito su cui altri devono pronunciarsi, è la capacità dei cittadini – quando vogliono – di intervenire nel processo decisionale e modificare le scelte di un’amministrazione. Qualcosa di simile si era vista poco più di un anno fa per i Ficus Benjamin di piazza Politeama: dopo la selvaggia (e non annunciata) estirpazione dei primi alberi da parte degli operai della Tecnis, nell’ambito dei tormentati lavori per il passante ferroviario, la mobilitazione pubblica fermò lo scempio riuscendo a salvare almeno una parte degli esemplari.
Insomma, pare che a Palermo animali e piante possano contare su una forte solidarietà da parte degli uomini. Sarebbe bello se altrettanta forza e passione civile venisse espressa dai cittadini palermitani per le cose “storte” che riguardano la specie umana. L’elenco sarebbe forse troppo lungo, ciascuno può cimentarsi a stilare il suo.
E poi dire “Giù le mani da Palermo”.