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Proseguono le indagini

Violenza di gruppo a Catania, disposto carcere per i tre minori

lunedì 5 Febbraio 2024
Tribunale di Catania

Il gip per i minorenni di Catania ha emesso un’ordinanza di custodia cautelare in carcere per tre degli indagati accusati di avere avuto una parte attiva nella violenza sessuale di gruppo aggravata a una 13enne nei giardini comunali della Villa Bellini. Sono due minorenni e un giovane che ha già compiuto 18 anni, la cui posizione domani sarà trasmessa, per competenza funzionale, alla procura distrettuale. L’ordinanza dovrà essere convalidata entro 20 giorni.

Nel corso della giornata si sono concluse le udienze di convalida dei fermi per i sette ragazzi nell’ambito delle indagini sulla violenza sessuale di gruppo aggravata a una 13enne nei giardini comunali della Villa Bellini, commessa il 30 gennaio scorso. Uno dei tre indagati è stato accertato dopo, era diventato maggiorenne da poco. La sua posizione è trattata per gli atti urgenti dalla Procura per i minorenni. Poi sarà stralciata e trasmessa per competenza alla Procura distrettuale. Il gip si è ritirato in camera di consiglio riservandosi la decisione.

Davanti al Palazzo di giustizia sono stati esposti due striscioni: “Femminestorie”, “Sham officine coordinamento contro la violenza e contro il femminicidio” “Fright diritti senza confini”.

A indagare sulla violenza avvenuta martedì scorso sono otto magistrati più il coordinatore, il procuratore aggiunto Sebastiano Ardita, che coordina anche la area 3 della Direzione Distrettuale Antimafia. Nell’ultimo semestre sono stati trattati oltre 250 casi di codice rosso ed emesse oltre 50 richieste cautelari tra, custodia in carcere, arresti domiciliari con braccialetto elettronico, divieto di avvicinamento e allontanamento dalla casa familiare. Quest’oggi rappresenta un deterrente per un luogo considerato a rischio di codice rosso come la provincia di Catania, dove in passato sono avvenuti femminicidi molto gravi. Ecco perché all’indomani del grave fatto di Catania sono scattate le indagini con un metodo assolutamente collaudato che ha portato all’immediata soluzione del caso in meno di ventiquattr’ore, facendo convergere investigazioni tradizionali ed indagini tecnico-scientifiche.

Sono un gruppo e sono di origine egiziani. E’ l’input delle indagini avviate dalla Procura distrettuale di Catania sulla violenza sessuale di gruppo aggravata alla 13enne catanese nei bagni pubblici della Villa Bellini.

Nessun aiuto è arrivato dalle telecamere dei giardini comunali perché non ancora attive. Così l’attenzione dei Carabinieri si sposta sui sistemi di video sorveglianza di locali pubblici che puntano anche gli ingressi della Villa.

Si cerca, si scava, e intanto si apprende che alcuni componenti del branco sono egiziani, che sarebbero stati fermati per altri motivi in quella zona. Parte l’ordine della Procura di effettuare uno screening nelle comunità di accoglienza e vengono convocati egiziani di quella fascia di età: dei primi due che arrivano uno parla e fa il nome di due.

Dai contatti social su tik tok si arriva ad altri collegamenti, fino ad avere i sette nomi e sette indagati.

LE DICHIARAZIONI DELLA VITTIMA E DEL FIDANZATO

Importante per le indagini sono anche le dichiarazioni della vittima. Sotto choc, ma determinata a “volere giustizia” per la violenza subita. Dice con fermezza “io ho visto soltanto tre di loro: due mi hanno violentata, l’altro guardava, ma il mio ragazzo li ha visti tutti”.

Non dice altro perché ha nella mente visi confusi e non vuole accusare persone innocenti. Ribadisce: “voglio giustizia”. E i tre li riconoscerà. A un investigatore dà l’impressione di una ragazzina molto più matura dell’età che ha.

E anche il fidanzato 17enne conferma e non ha esitazioni quando viene messo a confronto con i potenziali aggressori: “questo c’era, questo non c’era”, risponde con certezza. Riconosce anche uno dei violentatori, ma dice “non c’è tra loro il secondo”. Perché stava preparandosi ad andare via dalla comunità che lo ospitava, dove viene trovato mentre recupera indumenti e altre cose sue per fuggire. E anche questo viene riconosciuto dalla 13enne: “è lui…” dice.

GLI INDAGATI

“Un indagato si è avvalso della facoltà di non rispondere l’altro invece si è fatto interrogare e ha risposto alle domande del gip. Il primo vive in comunità il secondo lavora ad Acireale. Sono nel catanese da due anni”. Lo ha detto l’avvocato Alessandro Fidone che assiste due dei maggiorenni. Il penalista ha precisato che il giovane che ha parlato con il gip “si è detto estraneo ai fatti” aggiungendo che “era sul posto ma non ha partecipato, all’aggressione e ha capito la gravita dei fatti”.

L’avvocato Salvatore Ganci, che assiste il maggiorenne agli arresti domiciliari ha dichiarato: “Il mio assistito ha confermato quanto aveva detto prima, quindi è stato un interrogatorio lampo, ha spiegato che la sua presenza sul posto è stata del tutto casuale, era lì perché aveva sentito gridare. Ma qualunque altra valutazione al momento è prematura”.

Il legale ha aggiunto che “sembra che ci fossero tra i 10 e i 7 ragazzi presenti, ma al momento il fermo ne indica 7 e se ci sarà qualcosa in più verrà fuori dalle indagini”. Il penalista ha rivelato che il suo assistito “si è reso conto della gravità dei fatti da subito, per questo ha prima parlato con gli operatori della comunità e poi con i carabinieri”.

Davanti al gip del tribunale per i minorenni, i due giovani accusati hanno negato di essere coinvolti nell’aggressione. Sono un minorenne e un giovane che ha già compiuto 18 anni, la cui posizione, dopo la decisione del gip per i minorenni, sarà stralciata e trasmessa alla Procura Distrettuale, dove c’è un’inchiesta già aperta dal procuratore aggiunto Sebastiano Ardita e dalla sostituta Anna Trinchillo.

La procura per i minorenni di Catania ha chiesto al gip l’emissione di un’ordinanza di custodia cautelare in carcere per i tre indagati. Di uno dei tre è stata accertata la maggiore età e per questo, si spiega dalla Procura per i minorenni di Catania, la sua posizione sarà “poi mandata per competenza funzionale alla procura ordinaria per la convalida dell’ordinanza ai sensi dell’art 27 codice di procedura penale”.

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