Il direttore generale dell’ospedale Papardo di Messina, Michele Vullo, ha inviato oggi una nota ai presidenti della Regione Rosario Crocetta e dell’Ars Giovanni Ardizzone. «In questi giorni – scrive il manager – è stata lanciata una campagna stampa, che da una nota inviata da due sindacati (Uil e Anaao) alla Commissione antimafia dell’Ars, tesa a lanciare ombre sui miei requisiti per poter accedere all’attuale ruolo ricoperto dell’Azienda ospedaliera Papardo, si sta concretizzando in un sistematico tentativo di abbinare il mio nome a “indagini”, e non ad accertamenti della citata Commissione».
«Fermo restando che sarà mia cura attivare le procedure di tutela della mia persona (ci sarà pure un giudice a Berlino) attraverso i canali che il nostro sistema di garanzie offre, vorrei chiedervi se è normale che l’Antimafia si occupi di verificare il possesso dei requisiti dei direttori generali delle Aziende, nonostante ciò sia un obbligo dell’assessorato, attraverso l’acquisizione di certificazione direttamente dalle amministrazioni in cui il direttore generale ha svolto la propria attività. In ogni caso, l’acquisizione di tale documentazione, già in possesso dell’assessorato, non avrebbe dovuto comportare i tempi lunghi che stanno caratterizzando l’operato della Commissione. A meno che l’obiettivo della stessa non sia proprio quello di assecondare una campagna stampa interessata ad evidenziare che la Commissione si occupa del direttore del Papardo e non al merito della questione. A tal proposito, chiedo a voi, è normale che la commissione invii un comunicato agli organi di stampa per informare dell’avvio di un accertamento? Esistono precedenti della stessa natura? Non vi nascondo – conclude Vullo – che l’intera vicenda sembra essere tratta dall’ultimo libro di Umberto Eco, “Numero Zero”, in cui si descrive come funziona la “macchina del fango”. Ciò che mi preme, e per questo vi scrivo, è escludere che le istituzioni siano coinvolte in un’opera di così basso rango. Per il resto, “il cielo stellato sopra di me, la legge morale dentro di me».