Riceviamo e pubblichiamo la nota stampa di CapitaleMessina a firma di Gianfranco Salmeri.
La notizia è sicuramente positiva: il 26 febbraio è stato pubblicato sulla Gazzetta Ufficiale il Decreto della Presidenza del Consiglio dei Ministri che regolamenta le ZES, le Zone Economiche Speciali.
Adesso si può finalmente partire, e sono le Regioni a dover proporre al Governo le aree interessate ed il piano strategico per l’istituzione delle nuove zone speciali. Le regioni Campania e Calabria sono già in fase avanzata di programmazione, la Sicilia è invece in grave ritardo, grazie all’inerzia dell’esecutivo precedente. Ma non si deve perdere tempo ulteriormente, perché si rischia di perdere la competizione con le altre regioni per attrarre aziende ed investitori.
L’altra buona notizia è l’aumento della superficie complessiva da utilizzare per le ZES, che per la Sicilia è stata aumentata da 4 mila ettari a 5.580. Questo risultato si deve all’azione politica del Governo Musumeci, che in sinergia con la Sardegna ha ottenuto un incremento legato alla maggiore superficie territoriale delle due isole.
Ma le Zone siciliane rimangono sempre due, e secondo l’orientamento del Governo sono Palermo e Catania, sedi di Autorità portuale.
È chiaro che non possiamo accettare che Messina sia l’unica città metropolitana del Sud a rimanere esclusa dai benefici delle ZES. Cosa fare quindi? La soluzione migliore, per noi, sarebbe quella di emendare la legge 123/17 per consentire l’istituzione di una terza ZES siciliana autonoma, obiettivo difficile e di lungo termine che va perseguito, ma nel frattempo non possiamo aspettare e rischiare di perdere questo “treno”. Bisogna quindi prepararsi ad ipotesi subordinate; ad esempio quella dell’inclusione in altra istituenda ZES, grazie all’art. 4 comma 2 della legge, che prevede che la Zona Economica Speciale possa essere costituita anche da aree non territorialmente adiacenti purché presentino un nesso economico funzionale, e che comprendano al proprio interno almeno un’area portuale.
L’idea è quella, in sintesi, di estendere la ZES di Catania o di Palermo, alle aree retroportuali del territorio messinese, ed è quello che ci aspettiamo che faccia il Governo Musumeci, convinti che nessuno possa immaginare di penalizzare la terza città metropolitana dell’isola. Soprattutto adesso che, con l’aumento della superficie massima regionale per l’istituzione delle ZES, la “coperta” è diventata meno corta, e diventano meno giustificate eventuali resistenze di Palermo e Catania a cedere territorio a Messina.