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Zone franche montane, una storia ancora senza fine

martedì 1 Agosto 2017
zone montane

Non riesce a vedere la luce il disegno di legge n° 981/15 che prevede l’istituzione delle Zone franche montane (Zfm), nonostante sia stato presentato più di due anni fa e ci siano le risorse per finanziarlo. Da 837 giorni è al palo e attende il voto dell’Assemblea regionale siciliana. Il provvedimento darebbe una fresca boccata d’ossigeno alle imprese e ai cittadini siciliani, che ogni giorno vivono i disagi dell’isolamento a cui sono costretti a causa delle pessime condizioni in cui versa la rete dei collegamenti e quella dei servizi pubblici.

Il disegno di legge riguarderebbe un territorio molto vasto, circa il 25 per cento dell’intera superficie regionale. Una realtà che meriterebbe più attenzione, anche perchè rappresenta una preziosa risorsa culturale e naturale per la Sicilia che, se opportunamente valorizzata, potrebbe generare ricchezza e lavoro. Eppure la politica sembra essere indifferente, incapace di comprendere la necessità di intervenire. Per questo da settimane un gruppo di comuni e associazioni delle Madonie ha predisposto un ordine del giorno che sta sottoponendo a tutti i consigli comunali dei piccoli centri interessati, per chiedere all’Ars la calendarizzazione e l’approvazione del ddl.

L’iniziativa è portata avanti dai Centri Commerciali Naturali di Gangi, Petralia Soprana, Polizzi Generosa, Nicosia, dalla Confesercenti e dalla Cgil alte Madonie, da Casa Artigiani Palermo, dalle Associazioni “Il Caleidoscopio” e “Borghi più Belli d’Italia – Sicilia”. L’ordine del giorno è già stato approvato da decine di comuni, tra cui Polizzi Generosa, Gangi, Geraci Siculo, Petralia Soprana, Petralia Sottana, Blufi, Alimena, Bompietro, Castellana Sicula, Caltavuturo, Castelbuono, Isnello, Novara di Sicilia, Castroreale, Sutera, Fondachelli, Castiglione di Sicilia, San Marco d’Alunzio, San Mauro Castelverde, Montalbano Elicona, Ferla, Sperlinga.

Questi rientrano tra le aree Aree di montagna particolarmente svantaggiate, ovvero quei comuni dove il 50 per cento del territorio totale è posto ad un’altitudine di almeno 500 metri sul livello del mare o con acclività superiore ai 20 gradi, in cui il rapporto fra reddito lordo standard e unità di lavoro agricolo non supera il 120 per cento della media comunitaria.

“Le comunità dei paesaggi di montagna vivono un drammatico processo di desertificazione”, spiega Vincenzo Lapunzina dell’associazione “il Caleidoscopio”. “Sono caratterizzati da disagi sociale – aggiunge – economico ed occupazionale. Hanno una forte potenzialità di sviluppo inespresse. Per invertire la tendenza le aree di montagna della Sicilia hanno urgente bisogno di agevolazioni sotto forma di esenzione fiscali e contributive. È il penultimo appello che facciamo alla deputazione regionale. Non voltateci le spalle. È possibile farlo, la legislazione siciliana lo consente anche senza copertura finanziaria (disegno di  legge voto)”.

In realtà le risorse ci sarebbero pure, spiegano i componenti del Comitato secondo i quali è possibile trovare la copertura necessaria anche mediante una rimodulazione in incremento della voce credito d‘imposta del “Patto per la Sicilia” sino a 100 milioni di euro, con vincolo di destinazione alle Zfm di almeno il 50% della dotazione finanziaria. Inoltre, fanno notare, come il problema dei vincoli degli aiuti di Stato possa essere superato con l’erogazione dei contributi in de minimis.

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