La vostra Patti Holmes, fissata col darvi refrigerio, ha deciso, dopo la granita e il gelato, di farvi immergere in un’altra fresca bontà sicula che ibernerà il vostro palato, dando ristoro a tutto il corpo. Ma qual è questa delizia della tradizione che può produrre una tale magia? Amici vicini e lontani, Ladies and Gentlemen e, soprattutto, cari Watson, il suo nome immaginifico e ricco di suggestioni è “Grattatella“. Immaginate, già, le vostre spalle, braccia, trovare sollievo dal prurito grazie ad una agognata grattatina “unghiesca”? Beh, in questo caso, sostituite al corpo una lastra di ghiaccio e alle “gelide manine” un attrezzo speciale, con particolari dentini, avvolto in una “mappina”, canovaccio per i non siculi.
Sto correndo troppo, lo so, ma le vacanze hanno un effetto caricante. Riavvolgiamo il nastro: la Grattatella è una prelibatezza a base di ghiaccio, non confondetela con la granita perché sarebbe una blasfemia, (come consistenza più vicina al sorbetto), ricavata da un grosso blocco di ghiaccio che viene grattato, versato in un bicchiere e condito con l’aggiunta di succhi, sciroppi e frutta fresca.
Come nasce?
Un tempo il gelato era una prelibatezza per pochi e così, mentre i nobili ne faceva largo consumo, i popolani, ingegnosamente, trovarono uno stratagemma per rinfrescarsi ugualmente durante le calde giornate estive. Da un unico blocco ghiacciato iniziarono a grattare, energicamente, con i dentini di un attrezzo speciale, una soffice neve, condendola con ciò che avevano a disposizione. La Grattatella non si può non provare sia per la bontà e sia perché vi trasporterà in un passato lontano, ma non troppo, grazie a degli illuminati conterranei che, custodendola e tramandandola, l’hanno trasformata in magnifico e gustoso presente.
Buona Grattatella a tutti.