La “fuga” di massa è stata fermata dalla segretaria generale del Comune Rosanna Carrubba che ha anche avviato un’attività ispettiva per capire perché mai siano arrivate sul suo tavolo 8 richieste di trasferimento in ufficio dagli unici 8 assistenti sociali di Palazzo Zanca.
RICHIESTE COPIA E INCOLLA
Dapprima era stata una singola operatrice a chiedere il trasferimento a mansioni amministrative per motivi di salute e stress psicofisico. Non appena la Carrubba ha autorizzato il trasferimento in ufficio sono arrivate le altre 7 richieste in forma “copia e incolla”. Il problema è che in totale sono 8 gli assistenti sociali a disposizione del Comune ed impegnate sul territorio, perché le altre sono collegate al Pon inclusione, quindi con progetti ad hoc strettamente connessi al reddito di cittadinanza.
SOLO 8 IN ORGANICO
La fuga delle assistenti sociali è soprattutto una protesta, vista l’estrema carenza e una mole di lavoro diventato sempre più insostenibile. Ogni assistente sociale, come emerso anche in sede di Commissione antimafia Ars ha a suo carico circa 70 fascicoli. E stiamo parlando di una città con altissima percentuale di dispersione scolastica, nonché fenomeni di devianza minorile che vanno ad aggiungersi alle questioni legate alle adozioni, agli affidi, ed ai disagi dei minori.
L’ISPEZIONE
Ma il copia e incolla delle richieste di trasferimento ha causato lo stop della segretaria generale che ha revocato il 4 aprile la precedente autorizzazione (quella di fine marzo alla prima assistente sociale). In più ha disposto un’attività ispettiva per verificare se le 8 richieste siano frutto di un’azione concordata e pre-ordinata.
Il caso è “esploso” a margine della Commissione consiliare sui servizi sociali, presieduta da Dino Bramanti, che ha chiamato in audizione il procuratore del tribunale dei minori Andrea Pagano e il garante dell’infanzia Fabio Costantino per affrontare tutte le criticità del settore.
L’ALLARME
E’ stato proprio il giudice Pagano a ribadire, come fatto altre volte in passato, l’urgenza e la necessità di potenziare il servizio di assistenti sociali non solo nella dotazione organica, che è ben al di sotto dei numeri previsti dalla legge in rapporto alla popolazione messinese, ma anche nella dotazione strumentale.
Serve una rete capillare che veda insieme tutti gli agenti nel territorio, comprese scuole, Asp, Provveditorato agli Studi. Una rete, come emerge dalle accorate parole del Procuratore Pagano, che ad oggi funziona a mezzo servizio proprio per le mancanze operative che il Comune non ha colmato.
Nei mesi scorsi era emerso il caso gravissimo del centro affidi che a distanza di un anno dal protocollo d’intesa non aveva ancora trasmesso la relazione di monitoraggio al Tribunale dei minori nonostante i numerosi solleciti. Solo dopo le proteste la relazione è stata inviata a dicembre.
UN CARICO INSOSTENIBILE
A comprendere il disagio che ha spinto gli assistenti sociali ad una sorta di protesta è il Garante per l’infanzia Fabio Costantino: “Sono solidale con loro, sono soltanto in 8 e devono occuparsi dei servizi sociali a tempo indeterminato e per 36 ore settimanali. Hanno un carico di lavoro insostenibile. Non servono procedimenti disciplinari ma risorse sia di personale che strutturali. Mi auguro che anche il commissario si possa fare carico, in questa fase di passaggio, fino alla prossima amministrazione, delle esigenze di questi di questi operatori”.
Stessa posizione per il consigliere comunale Alessandro Russo che chiede una soluzione nell’interesse della città. “Da soli fronteggiano un lavoro che per legge andrebbe affrontata con un numero di assistenti sociali più che quattro volte ampio rispetto a quello che abbiamo. L’Amministrazione non deve sanzionare e colpire gli assistenti sociali che chiedono di essere trasferiti: non è con la logica della punizione esemplare che si risolve il disagio strutturale del servizio. Andrebbe invece capito perché tutti gli assistenti sociali decidono di chiedere di essere trasferiti”.
Del resto Messina ha registrato, nella fase del lockdown e nel post lockdown un aumento esponenziale di emergenze soprattutto per i minori: dispersione scolastica, disturbi alimentari, aumento delle famiglie a rischio povertà ed emarginazione, disturbi comportamentali, casi di violenze tra le mura domestiche.
Il campanello d’allarme è suonato, i trasferimenti sono stati bloccati (compreso il primo), resta però tutta la drammaticità della situazione.