Per parlare di un libro, bisogna tracciare l’identikit dell’autore, ma farlo di Antonio Musotto non è cosa semplice, perché è “medicineman”, uomo delle medicine, essendo laureato in farmacia; fotografo; scrittore; centauro ed esperto di musica rock e indie rock. Un vulcano di idee, depositario di un ricchissimo mondo interiore che, a sua volta, ne contiene infiniti. La sua scrittura, che è fulminante e utilizza volutamente vocaboli “stretti” nella loro sicilianità, per non depotenziarne dirompenza e musicalità, ha un ritmo veloce, grande carica energetica e, allo stesso tempo, una tale intensità da toccare le corde più profonde dell’anima. Accostarsi a Todo Mundo II è un piacere sottile che permette di guardare la vita da “incantati”, anche se con sdrammatizzante disincanto.
I racconti che lo compongono sono ironici, imprevedibili, sorprendenti, pur nella loro quotidianità, con risvolti bizzarri ed eccentrici, che vi faranno domandare se lo scrittore non sia, inconsapevolmente, un “trovatore” di strani personaggi, che incontra ovunque vada. Sono brevi sceneggiature, che potrebbero diventare cortometraggi, in cui si aggira una umanità varia, a volte grottesca nella sua normalità, con una serie di camei ben tratteggiati che nulla fanno perdere al ritratto corale e ricco di sfumature, che emerge alla fine. La lettura, spassosa e pensosa, è talmente coinvolgente e piacevole che vi sorprenderete a ridere e a commuovervi, perché Antonio Musotto, oltre a portare buon umore, dà al suo lettore la possibilità di riflettere anche su situazioni non facili, cogliendone, spesso, il lato tragicomico.
Per farvi penetrare tra le pieghe del libro, senza svelare troppo, vi dirò che vi ritroverete ad essere spettatori privilegiati di una pièce teatrale, chiamata vita, in cui, in ordine di apparizione, faranno il loro ingresso in scena: “panormosauri” di ieri e di oggi, in aeroporto; un’anziana signora infatuata di Emilio Fiele, il giornalista più “imparziale” d’Italia; due giovani, il cui amore va avanti per inerzia; un professore, ossessionato dalla metaforica “conchiglia” di una dottoranda che lo vedrà protagonista di un inaspettato epilogo; una coppia in un interno, vicina solo fisicamente; un uomo, colpevole di non aver riconosciuto l’amore, che vede Cupido guardarlo attonito; la fotografia di uno zio che, srotolando il filo dei ricordi, fa nascere una lacrima; un 1 a 0 per la bistrattata sanità siciliana contro quella osannata di Cape Code; una statuaria ragazza del circo, più soggetto che oggetto irraggiungibile, e due manichini made in China, dalle mani e i corpi di plastica, vibranti di amore e vicinanza. Non accenno ai tanti altri racconti per lasciarvi il piacere di scoprirli da soli. D’altronde, la bellezza di un libro sta nel fatto che ciascuno possa esserne regista, protagonista, comparsa, dare un volto ai personaggi, scegliere le luci e il palcoscenico su cui farli muovere.
Antonio Musotto può essere definito un autore di “spirito” e l’ironia, in un mondo che si prende troppo sul serio, è ancora più preziosa perché permette, dietro il sorriso, di vedere oltre, di spalancare le porte dell’anima, di diradare le nebbie che, spesso, offuscano la mente e di guardare la vita sotto un’ottica “altra” in cui è possibile trovare soluzioni inaspettate e, sorprendentemente, efficaci. “La libertà comincia dall’ironia” diceva, d’altronde, Victor Hugo, ma non mi stupirei se a pronunziarla fosse l’autore che sembra averla iscritta nei suoi cromosomi. Parlando di libertà, però, con un volo pindarico, mi viene in mente Adriano Celentano e il suo essere rock o lento.
In Todo Mundo II, il nostro rocker letterario, con pari eleganza e acume, inserisce innesti, riflessioni e speculazioni, solo apparentemente occasionali; riesce ad essere surreale e, al contempo, calato pienamente nel reale e, con grande maestria, permette, a chi legge, di restare a galla anche quando le acque, da limpidamente spensierate, acquistano l’offuscamento dei toni più commoventi. Questo è un libro che bisognerebbe tenere sul comodino e aprire a fine giornata, soprattutto quando gli urti della vita ci hanno ammaccato. Credetemi, in un battibaleno vi rendereste conto che, giornalmente e clandestinamente, oltrepassiamo la linea di confine tra pianto e riso e capireste che i due sono meccanismi ancestrali e potenti di cui bisogna riappropriarsi, riflessi naturali che devono essere coltivati come mezzi altamente sovversivi. Ogni racconto potrebbe cominciare con: “C’era una svolta”, perché l’autore è “homo ludens”, con una visionaria vivacità ed espressività, riflessività e sarcasmo, disillusione e sogno. Il suo è uno zigzagare in cui, tra tanti sorrisi, appare un velo di malinconia a svelare, come affermava Georges Ivanovič Gurdjieff, che l’uomo è una legione di io, dai tantissimi volti e risvolti. In Todo Mundo tutto è vita e, come tale, tutto fa parte di quel gioco che si muove su uno spazio scenico che va ad unire l’apparentemente distante.
Sabato alle 18, presso il Bocum, in via dei Cassari 6, non perdetevi la presentazione di Todo Mundo II, Qanat Edizioni, che riserverà sorprese in quanto nulla è dato sapere e, siccome un mistero svelato è un mistero svilito, lasciamo che la nebulosa creativa avvolga questo momento di divertenti e profonde chiacchiere culturali.
[Foto copertina di Antonio Musotto]