In che misura una maggiore responsabilizzazione dei cittadini può agevolare i processi di sviluppo? E che ruolo possono giocare le comunità locali per la crescita economica e sociale?
A questi quesiti intende dare una risposta il seminario “Cooperative di Comunità: la partecipazione del cittadino allo sviluppo del territorio”, organizzato da Confcooperative Sicilia e che si svolgerà a Palermo, a Palazzo dei Normanni, il prossimo 22 novembre.
Un’occasione, quella del seminario, per analizzare i tanti esempi positivi che hanno visto protagonisti i cittadini nelle iniziative utili a rilanciare il territorio, sia esso una realtà montana in spopolamento o una grande periferia urbana nella quale lo Stato fatica a garantire i servizi essenziali.
Luoghi talvolta senza scuole, senza servizi postali, senza sportelli bancari, senza presidi sanitari, altre volte senza spazi di socializzazione, senza adeguati servizi collettivi, senza presidio delle istituzioni.
In alcuni di quei casi però gli stessi cittadini si sono sbracciati dandosi da fare, puntando sulle potenzialità del territorio, andando oltre alle difficoltà del quotidiano per progettare il proprio futuro, puntando sull’orgoglio di appartenenza, sul radicamento nel territorio, riscoprendo il senso di comunità e di identità territoriale. Ed i risultati sono stati assai significativi.
Come ad esempio a Succiso, in provincia di Reggio Emilia, paese di 65 anime: agli inizi degli anni ’90 con la serrata dell’ultima bottega gli abitanti rimasti decisero di costituire una cooperativa, la prima cooperativa di comunità sorta in Italia. Oggi Succiso è famoso perché si dice che lì si cambi lavoro ogni giorno e ricercatori da mezzo mondo si arrampicano sugli Appennini per conoscere e studiare il fenomeno.
Esperienze come quella sono nate in tante parti d’Italia, non solo al nord ma anche al centro e al sud, esempi che il seminario intende portare alla luce per sottolineare come la partecipazione dei cittadini e la coesione sociale siano la prima strada da seguire in una nuova strategia per la crescita del territorio e per rendere produttivi gli investimenti per lo sviluppo, a partire dai fondi strutturali.
E di sviluppo la Sicilia ha bisogno se si pensa che dal 2008 al 2015, ben 478mila giovani, di cui 133mila laureati e con le donne in misura maggiore rispetto agli uomini, hanno lasciato la Regione. A questi tristi numeri si accompagna una perdita di popolazione di 2 mila unità nella fascia di 0-4 anni in conseguenza al flusso di bambini che si trasferiscono con i genitori. E le previsioni parlano di una riduzione di circa un milione di abitanti da qui a cinquant’anni, con tutte le conseguenze sul piano sociale ed economico ma anche su quello ambientale, per il progressivo abbandono dei luoghi e la conseguente assenza di manutenzione.
Scenari che devono fare riflettere e che richiedono strategie e strumenti mirati di intervento.
E le cooperative di comunità possono favorire un più stretto rapporto di collaborazione tra i cittadini e le istituzioni.