La cattura costò una guerra fratricida all’interno della Procura di Palermo, ma adesso il suo patrimonio è sotto sigillo. Ammonta a 400 mila euro il valore del sequestro operato dal Nucleo di Polizia Tributaria della Guardia di Finanza di Agrigento ai danni di Leo Sutera, boss di Sambuca di Sicilia, condannato a quattro anni di carcere per mafia e presunto “reggente” di Cosa nostra nella provincia di Agrigento, detto “il professore”. Tra i beni sequestrati, un villino situato sulle alture di Sambuca di Sicilia, vari appezzamenti di terreno nello stesso comune, quote societarie di un esercizio commerciale di Sciacca, cavalli gestiti in un maneggio a Sambuca, risorse liquide su rapporti di conto e di deposito riconducibili a Sutera e ai suoi congiunti.
Sutera era stato arrestato nell’ambito dell’inchiesta antimafia “Nuova Cupola” il 14 luglio 2012 e l’operazione portò ad una spaccatura insanabile tra il procuratore capo di Palermo, Francesco Messineo e l’attuale procuratore aggiunto Teresa Principato. Entrambi stavano indagando sul boss agrigentino e proprio nel mese di maggio, gli investigatori ascoltarono una conversazione eloquente: Sutera diceva di aver incontrato Messina Denaro. “L’ ho visto, quasi non lo riconoscevo. Fu iddu che mi disse: “Non mi riconosci?”. Era fatto siccu. E cominciò a parlare di appalti”.
La pista era quella giusta e la Principato, assieme ai sostituti Paolo Guido e Marzia Sabella monitorarono l’uomo che a giugno avrebbe dovuto incontrare il boss latitante. Sul punto arrivò perfino una nota dei Servizi segreti ma poco dopo da Agrigento giunse a Messineo una richiesta di arresto per Sutera dalla locale Procura. Da Trapani giunse un neit secco: il professore non si tocca perché ci condurrà a Messina Denaro. Il capo della Procura palermitana ascoltò l’intercettazione non ravvedendo alcun indizio concreto. Nell’immediato il pm Vittorio Teresi fece scattare l’operazione “Nuova Cupola”. Del caso in seguito se ne occupò anche il Csm, ascoltando i magistrati, ma poi Messineo andò in pensione e la vicenda si chiuse lì.
Tra i primi pentiti a citare Leo Sutera e’ stato Giovanni Brusca che raccontò i legami tra il boss e Leoluca Bagarella. Anche Matteo Messina Denaro avrebbe confermato a Brusca i suoi buoni rapporti con gli esponenti di Sambuca e con Leo Sutera che avrebbe aiutato Messina Denaro in occasione della faida di Partanna. Il nome del boss di Sambuca inoltre è emerso lo scorso aprile, nell’ambito dell’operazione Triokola, condotta dai carabinieri del Ros e del comando provinciale di Agrigento. L’inchiesta avviata nel 2009 e coordinata dal procuratore aggiunto Maurizio Scalia e dai sostituti Rita Fulantelli, Emanuele Ravaglioli e Claudio Camilleri, ha dimostrato l’estrema influenza di Sutera nell’intero territorio agrigentino.