Anche i delfini hanno fame. Potrebbe essere il refrain di uno spot pubblicitario ma stando alle parole degli addetti ai lavori la bramosia alimentare della specie marina rischia di alterare l’intero ecosistema. Il fenomeno viene controllato a vista e dal prossimo mese a largo delle isole Eolie verranno sperimentati dei dissuasori acustici che dovrebbero tenere i delfini lontani dagli attrezzi da pesca.
In questi mesi i pescatori dell’arcipelago hanno denunciato “un invasione di delfini che ha danneggiato il 70% della loro attività economica” tanto che lo scorso 30 marzo un centinaio di operatori del settore, con mogli e figli, hanno partecipato ad una riunione nella sala consiliare del Comune, dopo aver sospeso le attività di pesca. “Non è assolutamente vero che i delfini sono aumentati. La verità è che questi animali – dice Monica Blasi, responsabile dell’associazione ambientalista “Filicudi Wildlife” – hanno molta più fame di prima perché manca il cibo. Il forte degrado degli habitat marini dovuto al sovra sfruttamento delle risorse ittiche da parte dei grandi pescherecci commerciali ha portato negli ultimi anni questi animali a interagire maggiormente con questi attrezzi da pesca dove trovano risorse alimentari sicure”.
“Nessuno di noi odia i delfini – dice il presidente del Cogepa, Salvatore Rijtano – sarebbe un controsenso dal momento che sono anche un’attrattiva turistica, molti portano i vacanzieri in barca per mostrarglieli. Perfino giornali stranieri come il Mail stanno dipingendo i pescatori italiani come degli aggressori di delfini, questo non è in nessuno modo vero, non rappresenta il rapporto che abbiamo con questi cetacei alle Eolie in nessun modo. Cerchiamo soltanto una soluzione all’ingente perdita dei pescatori, e come potremmo sottrarci? Una soluzione potrebbe essere quella dei dissuasori, se non lo fosse, lo stato di calamità, esistono fondi europei per situazioni di tali criticità, non chiediamo assistenzialismo ma di risolvere una difficoltà reale e tangibili di questi lavoratori”. Mercoledì, dopo l’incontro a Bruxelles al parlamento europeo vi sarà una nuova riunione alla Regione. “Nell’immediato – prosegue la biologa Blasi – occorrerà aiutare i pescatori ad avere una sorta di risarcimento danni, ma sicuramente non è una soluzione del problema a lungo termine”.