Carissimi, a bocce ferme diventa un po’ più facile parlare di cosa è successo nelle ultime settimane e probabilmente di cosa accadrà nelle prossime settimane, poiché un editorialista che si occupa di satira e non ambisce a fare discorsi seri quali quelli sul calcio o sulla politica, ha il dovere di non parteggiare per nessuno ma limitarsi a descrivere ciò che vede lasciando agli altri gli spunti di riflessione.
Innanzi tutto, che cosa è successo? Nulla, assolutamente nulla, completamente nulla. Scusatemi a onore del vero, ora che ci penso, una cosa è accaduta e non di poco conto, il mio profilo di facebook, di messenger e la mia casella postale si sono svuotate di messaggi elettorali, eccezion fatta per qualche rarità che ha la buona creanza di ringraziare.
Ma dicevamo, cosa è successo? Nulla, a dire il vero nulla. Qualcuno potrebbe dirmi: “Ne sei sicuro? Ti sei dimenticato di avere un nuovo sindaco”. Non è che me ne sia dimenticato, come potrei farlo, direi piuttosto che mi sono affezionato al mio sindaco come si fa con una persona di famiglia, o meglio che convive con la tua famiglia da circa trenta anni e tu lo chiami “zio”. Io che non sono suo “nipote” sono contento (almeno per lui), figuratevi quanto sono contenti i suoi “nipoti stretti”. Il mio rapporto con la figura del sindaco e la stessa che i cittadini di Crongoli ormai hanno con il loro sindaco, il quale non può dimettersi per statuto e così la sua presenza è data come un fatto assodato, ma come sapete, quella è gente semplice.
Domani quando uscirò per la prima volta dopo una lunga degenza andrò da un buon ottico perché sento la necessità di cambiare occhiali e dovrò essere quanto più attento alla graduazione poiché con grande modestia ammetto che ciò che mi si è propinato essere bello e perfetto, io a occhio nudo non sono arrivato a percepirlo, ma se la maggioranza afferma ciò, non può che aver ragione. Nessuno mi paga per fare il bastian contrario per partito preso, anzi l’invito è di rimanere “sereno” e quando in Italia da qualche tempo t’invitano a “stare sereno” si prova sempre un certo disaggio.
Un tempo ero preoccupato per i miei giovani che andavano via, oggi sentendo uno spot elettorale di uno dei candidati al ballottaggio a sindaco per la città di Genova ho sentito una dichiarazione in controtendenza: “I nostri giovani che vanno via, speriamo si specializzino fuori per tornare qui con la loro esperienza a cambiare la città.” Fantastico, me li sono immaginati i nostri ragazzi che s’inseriscono nelle università o nella realtà produttive americane o londinesi, o del nord dell’Europa, decidere a un certo punto di tornare per migliorare la nostra città e magari tornare per togliere il posto al figlio di un barone che in questi anni ha fatto di tutto per costruire un sistema che ti mettesse la valigia in mano.
Ma poi scusatemi perché preoccuparsi dei giovani che vanno via, un certo ricambio adesso c’è. Chi controlla i viaggi con i gommoni l’ha capito. Mentre all’inizio giungevano soltanto poveri disperati anziani, malati, donne e bambini, adesso giungono giovani “picciottoni” belli fisicamente pronti per rimpinguare i vivai delle squadre di calcio e quelli che non sanno toccare un pallone?
Niente paura, per loro c’è un’altra organizzazione più importante che non si può dire perché affermano che non esista più, lei sa come e dove piazzarli e nella peggiore delle ipotesi, un i-phone e un cappellino per la questua organizzata non si negano a nessuno.
Quindi, dicevate che è successo? E cosa deve succedere. Dal terrazzino difronte, pregno dell’odore di gelsomino con il suo bicchierino di rosolio in mano Don Fabrizio si soleva il cappello a mò di saluto e mi sorride. Lui è tranquillo, perché allora devo perderla io la tranquillità? Un abbraccio Epruno.