Cracolici e Lumia, la strana coppia, per una volta si trova nello stesso lato del tavolo.
Accomunata dalla perplessità e contrariata dalle proposte di nomi esterni (Micari in testa) che giungono come candidati alla presidenza della Regione del centro sinistra. E in fondo, anche dal metodo. La foto della segreteria regionale di lunedì sera è questa. Sui contrasti e sul disaccordo, quindi anche sul nome che alla fine non c’è, persino due amici-nemici di vecchia data, stanno dalla stessa parte.
Il Pd che aspetta oggi Renzi riflette in maniera aperta un mondo vasto di contraddizioni e di fratture che rischiano di alimentarsi. Le luci della sera stavano entrando nella sede di Via Bentivegna lunedì scorso, quando a riunione finita, uno dei protagonisti al telefono conversava in maniera urtata a voce alta:«Tutti da Palermo devono arrivare i papi stranieri, bella coincidenza mi pare questa, non sono per niente d’accordo. Se fanno questo è come se commissariassero il partito. Se ne assumono ogni responsabilità».
Già perché c’è una parte del partito, che, a prescindere dalla indicazione geopolitica e di territorio, il papa straniero non lo vuole per niente. A partire da AreaDem di Franceschini che in Sicilia è pesantemente rappresentata da Barbagallo e Lupo. Sommando, Cracolici, Lumia, AreaDem e la componente vicina al ministro Orlando la contrarietà arriva quasi al 90%.
Una scelta dunque in controtendenza sui nomi di Micari, ( che parte leggermente davanti agli altri ) Fiandaca o Amato, verrebbe letta malissimo. La soluzione portata avanti da Faraone e condivisa da Raciti non unirebbe per niente al momento.
Che fare allora? Renzi potrebbe scegliere di forzare oggi, dando l’indicazione di una traiettoria che confermi questo, oppure potrebbe provare a prendere tempo. Ufficialmente oggi si dovrà parlare di libri del resto. Mettersi nelle mani degli alleati e liberarsi dalle responsabilità dirette della scelta del candidato, porterebbe verso la soluzione D’Alia.
Ma serve un Pd reso passivo nella scelta?
I Centristi per l’Europa non hanno un motivo specifico per dire no a Musumeci. La differenza la potrebbe fare un coinvolgimento diretto del leader del partito di Casini nella corsa per Palazzo d’Orleans.
Una scelta che per forza di cose non arriverà a breve. Se il Pd, sotto l’ombrellone e con la pausa di ferragosto che incombe, riuscirà a guadagnare il break provvidenziale spostando di qualche settimana il tutto, potrà utilizzare infine questo intervallo di tempo per preparare le primarie di coalizione. Un’ancora di salvezza la definisce qualcuno per uscire dallo stallo. È pur vero che fare le primarie con gli altri schieramenti già in giro per la Sicilia a settembre, non sarebbe un grandissimo biglietto da visita. Le primarie infine consegnerebbero l’onore delle armi a Crocetta che potrebbe concorrere da governatore uscente.
Se il profilo dell’indicazione della segreteria nazionale dovesse premiare la ricerca di un candidato non politico, l’accelerazione dei tempi dovrebbe invece essere velocissima.