I crimini di natura non hanno soltanto un impatto negativo sulla biodiversità ma rappresentano anche una minaccia per la sicurezza e la salute, con la diffusione di malattie zoonotiche come Hiv, influenza aviaria, ebola e, con buona probabilità, il Covid.
Tali crimini sono spesso connessi ad altre illegalità come il riciclaggio di denaro e la corruzione. Inoltre i crimini contro la fauna e flora selvatiche danneggiano l’economia dei paesi emergenti: per esempio le entrate turistiche portate da un singolo elefante durante la sua vita sono superiori a 1,75 milioni di dollari. In altri termini, un elefante vale 10 volte più da vivo che da morto. Il rapporto contiene anche un “Decalogo per i viaggiatori responsabili” con raccomandazioni come: non comprare souvenir non certificati, frutto di commercio illegale di fauna e flora protette, non raccogliere souvenir in natura, non alimentare il mercato delle foto ricordo con animali selvatici detenuti illegalmente da privati senza scrupoli.
L’Italia è il Paese in Europa con la maggiore ricchezza di biodiversità. Ma è anche un Paese ad alto tasso di criminalità ambientale. Siamo tra i maggiori importatori di pelli di rettili. Inoltre tra i crimini di natura più diffusi nel nostro Paese ci sono i reati contro gli animali selvatici come la cattura di piccoli uccelli con l’utilizzo di armi da fuoco o trappole artigianali, o l’uccisione a scopo “ricreativo” e tradizionale di rapaci in migrazione sullo Stretto di Messina.