Ha attaccato frontalmente la magistratura di Messina per l’inchiesta che lo ha travolto già all’indomani del voto per le elezioni regionali. E’ scatenato Cateno De Luca davanti alle telecamere di “Non è l’Arena”, il programma di Massimo Giletti andato in onda ieri pomeriggio su La7.
Quando il presentatore gli ha chiesto il perchè Nello Musumeci ha difeso Genovese e non lui, De Luca ha perso la calma, accusando un pezzo della magistratura dello Stretto di aver sistemato i figli negli enti della formazione professionale gestiti dalla politica e finanziati dalla Regione.
“A Messina ci sono magistrati e pubblici ministeri che hanno i figli assunti nella formazione professionale – ha gridato – dove si entra per raccomandazione, per contiguità politica. E’ una delle lotte che ho fatto quando ero in Parlamento, dove si bruciavano 500 milioni di euro l’anno”.
Secondo De Luca, le indagini che lo hanno portato agli arresti sarebbero una rappresaglia portata avanti in particolare da un giudice. “Uno dei figli del procuratore generale era proprio lì – ha detto – e quando io l’ho beccato tra le varie indagini che abbiamo fatto stava tentando anche di sistemarlo nel Ciapi, un ente regionale. Questo me l’ha fatta pagare e ha fatto due denunce e tra facendo la terza”.
Non si è fatta attendere la replica dell’Associazione Nazionale Magistrati, che con una nota stigmatizza “con forza e fermo disappunto i gravi attacchi e le incresciose strumentalizzazioni, posti in essere da tempo e senza soluzione di continuità, dal neoeletto rappresentante delle istituzioni siciliane, Cateno De Luca, ai danni della funzione giudiziaria e, indiscriminatamente, ai danni dei magistrati messinesi titolari o assegnatari dei procedimenti che lo riguardano”.
L’Anm eprime “solidarietà e vicinanza alla magistratura messinese, vittima di queste aggressioni, la quale continuerà ad esercitare le proprie funzioni in silenzio, soggetta solo alla legge, libera, con rigore e serenità”.