A pensarci bene sono pochi i fatti nuovi di questo scorcio iniziale di parlamento regionale. E sono, in sè, poco esaltanti.
All’Ars ieri è andato in scena il fatto insolito con cui il presidente dell’Ars ha calcolato il numero legale sulla base dei tesserini dei deputati inseriti negli scranni (60) e non su quello dell’effettivo voto parlamentare (31), mandando il Pd ed i ‘grillini‘ insieme a indignarsi di fronte ai microfoni della sala stampa. È servito ad assicurare il via libera al ddl sull’esercizio provvisorio, che sarà in vigore fino al 31 marzo, in un pomeriggio in cui la maggioranza che sostiene il governo Musumeci ha mostrato poca compattezza.
Cateno De Luca, che ieri ha suonato la ciaramedda all’Ars “per fare gli auguri ai siciliani”, con la sua maggioranza sarà sicuramente meno clemente. Come del resto capiterà al Figuccia esistenzialmente ritrovato, che ieri circolava nei corridoio del parlamento, con rinnovato passo di chi non vuole stare a guardare o cerca consolazione dagli altri.
Se l’Udc è messa in ambasce a cercare un equilibrio interno che non pregiudichi la scelta del nuovo assessore ai Rifiuti, con Musumeci orientato a nominare una personalità di riferimento tra mondo delle professioni, magistrato o ex prefetto, c’è poco da stare allegri per tutto il resto.
Il leader pentastellato Giancarlo Cancelleri, ieri, in sala stampa, ribadendo e rimarcando impietosamente che “fa bene Musumeci ad andare via a occhi bassi dall’Aula dopo il gesto di Miccichè”, annuncia battaglia, ma soprattutto ritrova il Pd, lo stesso, identico, che ha incassato, in un clima localizzato e circoscritto di “fair play istituzionale”, la presidenza della commissione Cultura per l’ambizioso renziano di Catania Luca Sammartino.
I dem, ufficialmente indiginati per bocca del capogruppo Giuseppe Lupo, ieri si sono trovati all’unisono sulle posizioni dei pentastellati. E se è forse presto per parlare di asse, due sono gli scenari possibili: o regge l’accordo tra i due blocchi di opposizione, senza sconti, né assenze o migrazioni, o la campagna acquisti del centrodestra sarà necessaria vista la fragilità dei numeri.
Insomma, alla fine, niente di nuovo. La befana della politica ancora una volta porta carbone ai siciliani.