“Rifarei tutto quello che ho fatto”. Lo ha detto Antonello Montante all’uscita dall’aula bunker del carcere di Caltanissetta dove si è svolta questa mattina l’udienza, a porte chiuse, del processo sul cosiddetto “Sistema Montante”.
L’ex leader di Confindustria Sicilia ha parlato per il secondo giorno consecutivo dinanzi alla Corte d’Appello. Alla domanda dei giornalisti sul bilancio di questi due giorni ha risposto: “Un fallimento totale. Non è una battuta, è un termine che si usa nelle società”.
Poi ha aggiunto: “Bisognerebbe cercarle le istituzioni che hanno fatto questo percorso con me. Non mi sento tradito“.
“La storia di Antonello Montante parla da sola: 12 anni sono trascorsi in maniera lineare e limpida“, ha aggiunto l’avvocato dell’ex leader di Confindustria Sicilia, Carlo Taormina, al termine dell’udienza.
“L’ultima tappa – continua Taormina – è stata quella dell’Agenzia dei beni confiscati alla mafia dove era stato nominato componente in coincidenza con l’uscita dell’articolo in cui era stato indicato come possibile presidente ( nel pezzo si diceva che Montante era indagato per mafia ndr)“.
“Non penso si tratti di una coincidenza – ha aggiunto Taormina – c’era uno schema di don Ciotti sulle modalità di gestione dei beni confiscati nell’ambito dell’agricoltura. Ciotti e Montante ne avevano parlato e Ciotti aveva invogliato Montante a diventare componente dell’Agenzia”.
Sempre sui beni confiscati Taormina ha aggiunto: “Si tratta della gestione di patrimoni incredibili e quindi le convergenze degli interessi sono facilmenti immaginabili. Ci sono aspetti relativi alla gestione in ambito giudiziario cui la vicenda Saguto (la giudice condannata per corruzione ndr) credo l’abbia detta lunga per molto tempo. Ci sono delle sacche di corruttela che tutti conosciamo in quel settore“.
L’interrogatorio proseguirà per altre quattro udienze: 18 giugno, 6, 9 e 10 luglio.