Ci sono ancora strascichi del post voto. Mentre a Siracusa il caos in alcune sezioni lascia in sospeso sia l’esito che i candidati, e a Palermo è scontro sul sistema del calcolo per l’assegnazione dei seggi con i resti analogamente a quanto avvenuto a livello nazionale, a Messina la querelle, riguarda il seggio assegnato all’Mpa ed a Luigi Genovese.
A Messina e provincia i seggi da assegnare sono 8 attraverso il metodo d’Hondt puro. Il valore di un seggio pieno è stato di 25.610. Stando a questo calcolo sono stati distribuiti 4 seggi pieni: due a Sud chiama Nord, uno a Fratelli d’Italia ed uno a Forza Italia. Gli altri quattro sono stati assegnati con i resti più alti, ovvero a quei partiti che non hanno raggiunto il seggio pieno ma hanno superato la soglia del 5% a livello provinciale (e regionale). Così un seggio è andato al Pd, uno al M5S, uno a Prima l’Italia ed uno infine a Popolari e Autonomisti. Proprio quest’ultimo seggio, assegnato a Luigi Genovese è scattato per 107 voti in più rispetto a Sud chiama Nord che ambiva al terzo deputato da portare all’Ars (ad Alessandro De Leo, attuale consigliere comunale).
Quella differenza di 107 voti, stando al leader di Sicilia Vera Cateno De Luca ed al suo staff richiede ulteriori controlli. Da un lato il riconteggio dei voti potrebbe cambiare il quadro e far scattare il terzo seggio deluchiano a scapito di Genovese, dall’altro è in corso a Palermo lo scontro sul calcolo dei resti che in Sicilia è stato applicato con un metodo diverso rispetto a quello usato nei giorni scorsi per il Parlamento in base ad una sentenza della Corte di Cassazione.
Insomma la partita potrebbe non essere del tutto chiusa nell’isola ed i legali del movimento di Cateno De Luca sono al lavoro con il ricorso intanto per il riconteggio senza escludere altre ipotesi con l’obiettivo di “strappare” il seggio a Genovese e registrare quota tre.